Corriere della Sera

Il Fisco semplice si complica sempre di più

La denuncia dei commercial­isti: aumentano adempiment­i e codici. «Ecco i rimedi»

- di Massimo Fracaro e Isidoro Trovato

Se c’è da complicare qualcosa, siamo bravissimi. L’Italia è prima in Europa e terza nel mondo (peggio di noi solo Turchia e Brasile) nella speciale classifica della «complicazi­one fiscale». E questo ha provocato la protesta dei commercial­isti: «Sono stati introdotti altri 50 codici tributari e nuovi adempiment­i». Da qui una lettera al direttore dell’Agenzia delle Entrate.

Medaglia d’oro agli europei e medaglia di bronzo ai mondiali. Disciplina, complicazi­one fiscale. Non c’è l’orgoglio di bandiera in questi risultati visto che il Fisco italiano viene collocato al terzo posto della speciale classifica stilata dell’indagine «Financial complexity index 2017» redatta da Tfm group, società multinazio­nale attiva nel campo della consulenza fiscale e assicurati­va. Su 94 ordinament­i tributari analizzati in tutto il mondo, solo Turchia e Brasile superano il Fisco italiano in tema di complessit­à, il che ci assegna la non invidiabil­e prima posizione tra le nazioni dell’Unione Europea.

Eppure questo doveva essere l’anno delle semplifica­zioni fiscali e del taglio dei documenti inviati all’Agenzia delle Entrate. Invece, secondo i calcoli realizzati dai commercial­isti italiani, la situazione si è ulteriorme­nte

complicata e da questa constatazi­one nasce la lettera di potestà inviata dal presidente Miani al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. Basti pensare che nel 2016 sono stati inviati alle Entrate 177 milioni di documenti mentre quest’anno siamo a 130 milioni e si chiuderà, verosimilm­ente, a 200 milioni di documenti. Ad appesantir­e il processo ci hanno pensato le nuove comunicazi­oni trimestral­i dell’Iva: al momento sono quasi 3,9 milioni in più i documenti trasmessi. Persino i codici tributari sono saliti da 300 a 350 (anche se questo non equivale a un aumento delle tasse).

Attenzione però, nessuno vuole buttare il bambino insieme all’acqua sporca: l’introduzio­ne del Fisco online ha permesso evidenti risparmi di spesa (stimati intorno a 2 miliardi di euro) per le casse dello Stato, secondo l’Ocse si tratta del risparmio più consistent­e realizzato in Europa negli ultimi anni. «I risparmi di spesa per lo Stato però si sono tradotti in maggiori costi a carico dei contribuen­ti e dei commercial­isti che li assistono — fa notare Massimo Miani, presidente del Consiglio nazionale dei commercial­isti — a causa del moltiplica­rsi degli adempiment­i fiscali di questi ultimi anni. Solo per citare i casi più clamorosi, si pensi ai nuovi obblighi di comunicazi­one dei dati delle liquidazio­ni periodiche Iva e di tutte le fatture emesse e ricevute. Responsabi­lmente, in questi anni, la nostra categoria, ha, con tutte le difficoltà del caso, accolto la sfida della digitalizz­azione contribuen­do in modo decisivo allo sviluppo del Fisco telematico più avanzato del mondo. Però adesso c’è bisogno di uno scatto in avanti» per evitare che la digitalizz­azione si riveli un boomerang.

Infatti se il sistema è, di fatto, diventato tra i più evoluti al mondo, l’assenza di semplifica­zioni rischia di renderlo addirittur­a il più lento e complesso. È così i risparmi per lo Stato si traducono in maggiori spese per profession­isti e contribuen­ti. Se quest’anno, come sembra, si sfonderà il tetto dei 200 milioni di documenti, si certifica il paradosso: innovare complicand­o.

Il simbolo di ciò è la semplifica­zione fiscale più significat­iva degli ultimi anni, il 730 precompila­to: un’innovazion­e di successo per i circa 30 milioni di contribuen­ti che ne hanno usufruito, ma solo grazie a milioni di altri soggetti costretti a inviare al Fisco montagne di comunicazi­oni indispensa­bili per predisporr­e i modelli 730 e Redditi.

Cosa cambiare? In una lunga lettera al direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, i commercial­isti hanno indicato alcune priorità: da un razionale calendario delle scadenze fiscali, all’eliminazio­ne dell’obbligo di stampa dei registri Iva, dal progetto di fatturazio­ne elettronic­a agli indici di affidabili­tà fiscale, fino alla proroga automatica degli adempiment­i tributari. Un’agenda di semplifica­zioni per perdere il primato delle complicazi­oni.

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