La prepotenza dei finti deboli
Roma, la donna trascinata dal metrò. Disciplina in azienda regolata da un regio decreto
Il caso dell’Atac di Roma mette in luce la distanza tra interessi personali di cerchie ristrette di dipendenti pubblici e le esigenze dei più deboli.
Gianluca Tonelli che mangia alla guida. Gianluca Tonelli distratto. Gianluca Tonelli che trascura i comandi: dietro il provvedimento di sospensione adottato dall’Atac nei confronti del macchinista che mercoledì scorso ha trascinato una donna incastrata fra le porte del convoglio, c’è una sfilza di immagini ritenute inequivocabili di quanto stava avvenendo in cabina.
Undici filmati
In tutto sarebbero undici i filmati acquisiti, visionati dall’azienda e ora consegnati agli agenti del commissariato di zona delegato agli approfondimenti dal procuratore aggiunto Nunzia D’Elia. Immagini che racconterebbero la storia di un incidente annunciato, perché il macchinista avrebbe avuto comportamenti imprudenti e ritenuti inadeguati alla guida di un convoglio di quella portata. Tonelli — che è indagato per lesioni — potrebbe chiedere a questo punto di essere ascoltato dagli investigatori per raccontare la propria versione dei fatti.
«Sfortunato»
Il macchinista, assistito dall’avvocato Francesco Compagna, si dice «avvilito» per quanto è accaduto. «Ho seguito tutta la procedura ma sono stato sfortunato». La vittima, Natalya Garkovich, è ricoverata al policlinico di Tor Vergata in attesa di essere operata oggi.
1.500 indagini interne
Quattro licenziamenti, 60 sospensioni e 400 sanzioni più lievi in tre anni in cui sul tavolo di Atac sono arrivate decine di migliaia di segnalazioni nei modi più disparati: dalle denunce personali agli articoli di stampa, fino alle denunce social dei cittadini che ogni giorno twittano a @infoatac i disservizi o i comportamenti contro il decoro. Atac ringrazia e gira a chi di dovere, cioè il consiglio di disciplina che si occupa dei servizi di controllo interni. Da lì può partire un fascicolo destinato alla scrivania del direttore, che può avviare un’indagine interna per chiarire la situazione.
Sono 1.500 gli accertamenti interni disposti nell’ultimo triennio sui dipendenti, quasi sempre sorpresi a strisciare fuori orario il cartellino o ad abusare della legge 104, spesso in maniera strumentale per danneggiare l’azienda. Molte segnalazioni, però, restano incagliate, perché la disciplina interna fa perno su un regio decreto del 1931 valido per le ferrovie e che dal ’52 è stato esteso anche ai trasporti cittadini.
Multa o censura
L’elenco delle sanzioni previste dal decreto regio impedisce di arrivare in molti casi a una decisione nel merito. A parte il cenno a onorabilità dell’azienda, negligenza, contegno inurbano e divieto di presentarsi a lavoro in condizioni di ubriachezza, il mangiare in servizio, il fumo e l’uso di cellulari non vengono menzionati nel codice di disciplina. Resta, per fortuna, il fatto che parlare al telefonino mentre si guida sia una violazione del codice della strada e come tale perseguibile. Il codice, invece, prevede la destituzione del dipendente in caso di «vilipendio al re» e la sospensione «per non aver osservato misure di prevenzione contro la malaria». È anche fatto «divieto di ricorrere a raccomandazioni». Evidentemente Parentopoli, negli anni 30, era già un presagio.