Sangue sul voto contro Maduro
Paramilitari hanno sparato sulla folla in coda per la consultazione dell’opposizione venezuelana
Milioni di venezuelani hanno ieri votato in un plebiscito organizzato dall’opposizione al presidente Maduro. Altissima la tensione: paramilitari hanno aperto il fuoco su una fila di elettori a Caracas, causando vittime.
Cento giorni filati di marce e blocchi stradali, cento le vittime già contate dall’inizio della rivolta. Più i due morti di ieri, uccisi dai paramilitari mentre erano in fila per votare. Con questa inquietante coincidenza, milioni di venezuelani sono andati a votare contro il chavismo, in un plebiscito simbolico, non riconosciuto dal governo di Nicolás Maduro, ma che potrebbe avere effetti sulla lunghissima crisi politica ed economica del Paese. L’opposizione ha chiesto ai cittadini di rispondere no alla più potente mossa inventata dal regime per sbarazzarsi
dei residui contrappesi democratici: la creazione di una Assemblea costituente per cambiare la Carta voluta da Hugo Chávez nel 1999, e che avrebbe l’effetto di svuotare del tutto i poteri del Parlamento, in mano all’opposizione.
La Mud, il tavolo unitario dell’antichavismo, ha montato seggi informali in ogni angolo del Paese e anche all’estero. Si vota contro la Costituente, con altri due quesiti sulla creazione di un governo alternativo di unità nazionale e sul ruolo dell’esercito. A Roma ha votato il padre dell’oppositore Leopoldo Lopéz, da qualche giorno ai domiciliari dopo tre anni e mezzo di carcere. Poco importa il risultato — dove i no a Maduro saranno quasi la totalità — un po’ di più l’affluenza. La consultazione non ha nemmeno l’approvazione dell’authority elettorale, controllata dal governo, ed è stata disprezzata da Maduro come uno «show internazionale». Una reazione più soft rispetto ai giorni precedenti, quando aveva parlato di «atto di ribellione» e ordinato ai media di ignorarlo.
Non ha torto il presidente venezuelano. Il plebiscito è visto con grande attenzione fuori dal Paese e può approfondire l’isolamento del governo. Lo appoggiano, più o meno apertamente, l’Onu, quasi tutti i Paesi della regione, la Chiesa Cattolica. È andato a votare anche l’arcivescovo di Caracas, Jorge Udosa. Come osservatori sono arrivati cinque ex presidenti latinoamericani, tra cui il messicano Vicente Fox e il colombiano Andrés Pastrana.
Il Papa è tornato a chiedere pace e dialogo. L’Acnur, il commissariato Onu per i rifugiati, ha denunciato l’esodo verso l’estero di venezuelani stremati dalla violenza, dopo che in 52.000 hanno chiesto asilo.
Il plebiscito di ieri è stato organizzato per confrontarlo con il voto per l’Assemblea costituente voluto dal governo per il 30 luglio Nel quale, si suppone, voteranno solo i simpatizzanti del chavismo. Secondo alcuni sondaggi, il rapporto tra oppositori e sostenitori del governo in Venezuela è a 70 contro 30.
L’obiettivo Si vuole rispondere no alla mossa del regime