«La rivoluzione digitale è rimasta sulla carta»
Caradonna: siamo i più complicati d’Europa, manca equilibrio e una visione di sistema
mondo delle professioni.
Eppure l’Italia continua ad avere la più alta evasione fiscale in Europa, non sarà che qualche responsabilità l’hanno anche i commercialisti?
più ampio. E poi mi faccia dire un’altra cosa...»
Prego.
«È mancato l’equilibrio. Alcune norme sono state suggerite dall’Agenzia delle Entrate, che ha sicuramente contezza della materia, ma rischia di avere una posizione non neutra vista la sua attività di accertamento. Così gli adempimenti in carico ai professionisti sono aumentati. Basti pensare allo spesometro. La riforma del governo ha introdotto da quest’anno una cadenza semestrale, dall’anno prossimo persino trimestrale. Non possiamo essere contenti. Abbiamo evitato di rivalerci economicamente sui nostri clienti, ma siamo costretti a rincorrere le scadenze terminando gli incarichi e completando la trasmissione dei dati spesso alle ore 24 dell’ultimo giorno utile».
Non pensa che le complessità derivino anche dalla polverizzazione della vostra offerta: molti studi piccoli, con spesso 1-2 addetti?
«Credo invece sia la forza del sistema, perché garantisce maggiore concorrenza. Semmai questo legislatore contraddittorio e confuso complica l’ingresso dei giovani commercialisti negli studi. Perché li espone a un rischio altissimo nei primi anni di attività e li costringe a retribuzioni basse perché il fatturato complessivo è in riduzione».
Finiamo di trasmettere i dati l’ultimo giorno utile
Ammetterà che qualche passo in avanti c’è stato: si calcola che la rivoluzione telematica, compreso il 730 precompilato, abbia comportato un risparmio di due miliardi di euro per lo Stato.
Dal 2018 lo spesometro diventerà trimestrale
«Non posso negarlo. Ma vede: non c’è stata gradualità né un percorso condiviso. Ci abbiamo rimesso noi e il contribuente. Ci ha guadagnato l’erario. Non mi sembra un bel segnale per la competitività del sistema-Paese».