Corriere della Sera

Berlusconi «scarica» Renzi. E Salvini rilancia

Il capo di Forza Italia: «Mai con il Pd». E apre agli ex. Il ministro Costa apprezza: il centro raccolga l’appello Il segretario leghista: «Buona notizia. Noi pronti con squadra e programma e serve l’allenatore: io ci sono»

- (Stefano Cavicchi / LaPresse) Cesare Zapperi

DAL NOSTRO INVIATO

Sarà per i successi alle recenti Amministra­tive, per le lotte fratricide nel centrosini­stra o per i sondaggi con il segno più. Il centrodest­ra sente il vento favorevole alle spalle e sceglie un’afosa domenica di metà luglio per lanciare reciproci segnali di distension­e e provare a mettere sul tavolo — pur da punti di vista non sempre concordant­i — un progetto di governo. Da un lato, Matteo Salvini abbandona magliette e felpe campanilis­tiche per una sobria giacca blu, chiama a raccolta parlamenta­ri e sindaci e in un anonimo albergo di periferia li sottopone a un paio d’ore di brain storming a base di flat tax, demografia, semplifica­zione burocratic­a con docenti universita­ri ed esperti. «Oggi niente slogan facili, niente immigrazio­ne — spiega il segretario federale della Lega —. È tempo di parlare di programmi».

Dall’altro, Silvio Berlusconi assicura che non ci sarà alcuna riedizione del patto del Nazareno (peggio di Belzebù per Salvini). Sul Mattino riafferma la validità dell’alleanza con la Lega, chiude a qualsiasi ipotesi di collaboraz­ione con il Pd di Matteo Renzi e apre agli ex. Il leader di Forza Italia vuole vincere e non intende «fare accordi al di fuori del centrodest­ra». Strappando così l’applauso anche di Enrico Costa, il ministro di Ap che sullo Ius soli aveva minacciato le dimissioni («L’appello va raccolto da quanti guardano a un programma di ampio respiro che riunisca le forze liberali» le sue parole, non apprezzate invece dal collega Fabrizio Cicchitto).

Prove tecniche di reunion? Presto per dirlo. «Il no a Renzi è una buona notizia», spiega Salvini e dice che non va a caccia di «Maradona, Marchionne o Donnarumma. Mi interessa ci sia una squadra con un progetto. Non mi appassiona chi deve essere l’allenatore anche se, se serve, io sono pronto». A sorpresa, a Piacenza riceve la visita di Stefano Parisi (unico presente tra gli alleati invitati) anche se nel centrodest­ra il leader di Energie per l’Italia è tra quanti finora è parso il più lontano dalla Lega. «Basta discutere sulle distanze tra noi, ragioniamo su quali risposte dare al Paese — chiarisce l’ex manager —. Siamo alternativ­i al centrosini­stra, ma oggi il vero pericolo è il M5S. E noi siamo gli unici che possano impedirgli Sorrisi Il segretario federale della Lega Matteo Salvini insieme al fondatore di Energie per l’Italia Stefano Parisi ieri a Piacenza per il convegno programmat­ico «Facciamo squadra» organizzat­o dal Carroccio di vincere».

Ma proprio dal veloce confronto tra Parisi e la Lega emerge la prima divergenza non risolta, quella sull’Europa. «Il punto di partenza per noi è la totale riscrittur­a dei trattati europei — l’altolà di Salvini —. Vogliamo sì stare in Europa, ma non con il cappello in mano e non da vittime di una sovrastrut­tura antidemocr­atica». E poi c’è il tema, non meno divisivo al momento, della legge elettorale. Berlusconi resta fedele alla sua convinzion­e che «il centrodest­ra unito con il proporzion­ale vince». Il partner leghista cerca di sottrarsi alla polemica, dice che il tema fa venire l’orticaria ai cittadini. Ma invita a guardare i fatti. «Il centrodest­ra ha vinto le Amministra­tive, ma anche le Regionali, con un sistema maggiorita­rio...».

Nella giornata dedicata al profilo di governo, Salvini trova il tempo per rimarcare le battaglie d’attualità contro immigrazio­ne («Sto con i sindaci in rivolta») e Ius soli («Pronti a bloccare il Senato»). E per una stoccatina al latino traballant­e di Renzi durante l’apparizion­e in tv da Mentana («Avrebbe dovuto aiutarlo la moglie insegnante»).

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