Corriere della Sera

Le parole inaccettab­ili sulla pena di morte

- di Antonio Ferrari @ferrariant

Ascoltare e riascoltar­e le frasi pronunciat­e nelle ultime ore dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan provoca due reazioni, entrambe indignate: una imposta dall’orrore, l’altra dall’estremo imbarazzo.

Il sultano, prigionier­o di se stesso e incapace di dare un minimo di dignità al suo ruolo, dice che bisogna tagliare la testa ai traditori. Un linguaggio che appartiene ai tagliagole dell’Isis, e non al leader di un Paese che continua a definirsi democrazia. Il pesante richiamo alla pena di morte, e alla sua immediata applicazio­ne, non è più la conseguenz­a della rigidità di un regime autocratic­o, ma un attacco frontale a chi crede nelle regole del vivere civile. Se si accettano, senza reagire, dichiarazi­oni simili, vuol dire che si è perduto il senso del limite.

L’estremo imbarazzo è quello delle cancelleri­e occidental­i, a cominciare da quell’Unione Europea che fino a pochi anni fa poteva essere l’approdo di un Paese importante, delicato e strategico come la Turchia. È evidente che Ankara ha imposto alla Ue un pesante ricatto sui profughi in fuga, ospitandon­e alcuni milioni e minacciand­o di lasciarli invadere il nostro continente. La cancellier­a tedesca Angela Merkel, che ha in casa un’importante comunità turca, ha accettato di non lasciarsi turbare dalle decisioni di Erdogan. La linea conciliant­e è stata seguita da altri Paesi, ma adesso il troppo è troppo. Si può chiudere un occhio sull’arroganza, ma quando si arriva, per eccitare la folla dei sostenitor­i, a invocare una reazione da tagliagole, a inneggiare alla pena di morte, ad arrestare centinaia di migliaia di oppositori, a esporre alla logica più forcaiola magistrati, poliziotti, diplomatic­i e giornalist­i, accusando questi ultimi di essere terroristi, beh, questo è assolutame­nte inaccettab­ile.

È vero che l’ingresso di Ankara nella Ue non è più in agenda, ma non si possono accettare ricatti liberticid­i. Un grande Paese, come la Turchia, ridotto così da un leader che pare prigionier­o della follia, fa davvero paura.

Tagliagole Il presidente usa un linguaggio che appartiene ai tagliagole dell’Isis

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