Legge penalizzante
Com’è possibile che la legge possa assegnare il contributo di mille euro per gli asili nido discriminando tra i nati prima e dopo il 2016? Com’è possibile che per ottenerli occorra intraprendere una squallida corsa a chi arriva prima? È politica sociale o una lotteria? Infine, com’è possibile che non sia previsto l’unico discrimine con un senso, il reddito?
Eugenio Songia, Meda (MB)
GESTORI TELEFONICI
Tariffe aumentate senza avvertire Quanti utenti di Fastweb si sono accorti dell’aumento del costo del servizio con il passaggio della fatturazione da mensile a ogni 4 settimane? L’aumento vale anche per il forfait mensile dei cellulari. Non ho visto segnalazioni, anche se immagino che pure altri gestori stiano seguendo la stessa strada.
Francesco Bartesaghi
COMMESSI
Costretti a stare in piedi Non ho mai visto in un negozio o centro commerciale qualcosa su cui i commessi possano sedersi. Mi dicono che devono stare sempre in piedi. Ma ciò causa loro dolori alla colonna, alle gambe e altre sofferenze. I sindacati che cosa fanno?
Anna Sentinelli
MUSEO DI TRAPANI
Opere d’arte esposte con finestre spalancate e caldo torrido Se visiterete il bellissimo museo regionale d’arte Pepoli di Trapani non stupitevi. Fra tanti tesori su tavole, affreschi e tele dal 1100 al XV secolo, irrompono da grandi finestroni spalancati, sole e caldo. Il condizionatore si è rotto più volte dalla mostra del Caravaggio. «Cosa dobbiamo fare — spiega il personale — qui si muore di caldo. Da Palermo dicono che non hanno mezzi». Italian style?
Bartolo Fracaroli, Verona
POSTE ITALIANE
Le tariffe per l’Europa Ho mandato 6 buste, ciascuna con un libro: 5 per l’Italia a 1,28 euro e una per l’Austria a 8 euro. Siamo in Europa o no?
Franco Delle Piane, Genova Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579
lettere@corriere.it letterealdocazzullo @corriere.it @corriere
Caro direttore,
accogliamo centinaia di miglia di extracomunitari, tutti giovani baldanzosi in piena forma che oziano per le strade del Belpaese. Visto che li manteniamo e li curiamo, perché non farli lavorare, se si mandassero a pulire i boschi, oggi non assisteremmo al disastro ambientale dovuto agli incendi che stanno distruggendo il nostro patrimonio boschivo. La Sicilia, è la regione che brucia di più, ed ha un corpo forestale più numeroso di quello del Canada. A che cosa serve mantenere tanta gente se non servono a scongiurare gli incendi. Se non servono, visti i risultati, mandiamoli tutti a casa.
Gentile signor De Iorgi,
Così è purtroppo il nostro Paese. Con una classe politica (nazionale e locale) che si perde in progetti roboanti e leggi dichiarate indispensabili ma utili solo alla propaganda. Le idee semplici, che possono aiutare immediatamente, sembrano bandite. Alcuni sindaci hanno provato a far lavorare gli immigrati in progetti di utilità pubblica: pulizia delle città e dei boschi, manutenzione dei parchi e delle aiuole, assistenza ai cittadini. Ma sono esperimenti che si contano sulle punta delle dita: si lasciano gli immigrati a non fare nulla, a chiedere l’elemosina per strada, nei casi peggiori alle attività criminali. Per le nostre comunità solo un peso che alimenta le proteste. La convivenza, già molto difficile nei piccoli comuni e nelle periferie più disagiate, non può La moschea di Sesto San Giovanni e il Pd
Nell’articolo di Giovanni Belardelli (Corriere, 11 luglio) molto a malincuore ho notato che le notizie sulla mia città e sull’operato della mia amministrazione non sono corrette, cosa che preclude anche un’analisi adeguata del presente. La decisione di costruire la moschea risale alla precedente giunta Oldrini, non era quindi un punto fondamentale del mio programma elettorale ed è priva di fondamento la notizia di finanziamenti del Qatar, cosa che invece viene riportata come assodata ed evidenziata in grassetto. La mia giunta ha fatta sua e difeso la scelta di dare un luogo di culto e di incontro pubblico e legale ai cittadini di Sesto di religione musulmana, come avviene in tutte le città civili. Ridurre che far crescere la paura e il rifiuto dei nuovi arrivati.
Sui forestali siciliani, una zavorra che ci portiamo dietro da decenni, ormai mancano perfino le parole per indignarsi. Sono stati assunti in massa per clientela politica, confermati regolarmente da amministrazioni di diverso colore senza che nessuno pensasse a farli impegnare nelle attività per cui li paghiamo: prevenire gli incendi, curare boschi e campagne. In Sicilia in questi giorni brucia non solo la vegetazione ma anche la speranza che questa Regione possa un giorno avere un'amministrazione e un’etica pubblica degne di un Paese civile. Le lettere a Luciano Fontana vanno inviate a questo indirizzo di posta elettronica: scrivialdirettore@corriere.it