«Volevo essere come Meryl Streep e le mie lentiggini non mi piacciono»
Julianne Moore ai ragazzi di Giffoni: gli Usa sono diventati grandi grazie agli immigrati
rallentare. È una delle protagoniste di uno dei film più attesi del momento, Suburbicon di George Clooney, per l’amico Todd Haynes si è invecchiata in Wonderstruck - La stanza delle meraviglie (uscirà in Italia entro fine anno). La vedremo in versione cattivissima in Kingsman 2. The golden circle di Matthew Vaughan. Sta per girare una serie tv con la regia di David O. Russell al fianco di Robert De Niro.
A 56 anni, come l’amata Meryl Streep («Da ragazza non sapevo cosa avrei fatto da grande. È stata una professoressa a spingermi verso la recitazione. L’attrice emergente era Meryl e ho capito che io volevo essere come lei»), ha smentito alla grande uno dei teoremi di Hollywood: niente ruoli per le attrici dopo i 40 anni. «Ho sempre scelto ciò che volevo fare, senza badare se fossero o meno ruoli da protagonista. La cosa che amo di più in assoluto è leggere, mi piaceva l’idea di entrare dentro i libri. Come attrice lo faccio di continuo».
Li ha anche scritti i libri. Ha cominciato quando il primo figlio, oggi diciannovenne, aveva sette anni e, come capita a tutti, si sentiva diverso dagli altri. «L’ho intitolato proprio Freckleface Strawberry, sono diventati una piccola saga di otto libri. Ne ho scritto un altro, My Mom Is a Foreigner, But Not to Me, per raccontare di mia madre, scozzese e di me, americana di prima generazione». Nessuna sorpresa su cosa pensi delle politiche di Trent’anni di attività. Un anniversario che il Porretta Soul Festival, rassegna che si tiene ogni anno sull’Appennino tra Bologna e Pistoia, recentemente riconosciuto a Memphis con il «Keeping the Blues Alive Award», celebra con una carrellata delle città americane dove il Soul e Rhyhtm & Blues sono nati e si sono sviluppati a grandi livelli. Nel cartellone, che si apre giovedì prossimo e si chiude domenica 23, a Porretta Terme si celebrano anche i 100 anni della nascita di Rufus Thomas, a cui il Festival ha dedicato il parco con l’anfiteatro che ospita gli eventi, Tra i mortali, così bisogna fare per le armi». In quanto a Trump, la democratica Moore spiega: «Da cittadina rivendico il diritto di far sentire la mia voce indipendentemente da chi siede alla Casa Bianca».
L’abbraccio dei ragazzi la commuove. Si concede anche toni materni. «Cercate di fare quello che vi piace, anche se altri vi diranno che è stupido. Siete voi che fate accadere le cose, credendoci». Essere madre, dice, le ha dato forza. «L’ho cercata. È un grande dono. Ogni cosa che insegni ai tuoi figli è un passo verso l’indipendenza e l’autonomia, devi