Corriere della Sera

Aru reagisce: «Adesso le Alpi» La ruota di Froome gira male

Problemi meccanici per la maglia gialla, salvato da Landa. Tappa a Mollema

- Marco Bonarrigo

Da destra Bardet, Froome, Uran e Aru: quattro uomini per la maglia gialla di Parigi. A parte Froome, vincitore di 3 edizioni del Tour, solo Aru ha conquistat­o una grande corsa a tappe: la Vuelta 2015. Per Uran due secondi posti al Giro, per Bardet il secondo posto al Tour dello scorso anno. Mercoledì e giovedì le tappe clou sulle Alpi. Sabato la crono di Marsiglia (Afp)

Non Aru, non Bardet, non Uran. Il principale avversario di Chris Froome nella corsa verso il quarto Tour de France sembrano essere le sue ruote. Leggere (1.330 grammi), costose (2 mila euro l’una), così preziose da aver viaggiato da Chambery a Bergerac (assieme alle bici) su un aereo privato e non sul tetto delle ammiraglie. La prima ruota ha tradito l’inglese sul Mont du Chat, la salita dell’attacco galeotto di Aru, stoppato dal gruppo per lesa maestà. Problema meccanico, spiegò Sky. Secondo collasso di ruota ieri, all’inizio del Col de Peyre Taillade. Chris frena in piena bagarre, l’ammiraglia è lontana. Lo salva il fido Kwiatkowsk­i passandogl­i il cerchio. La maglia gialla perde quasi un minuto. Gli avversari, tirati dall’AG2R di Romain Bardet, vanno forte. Perso il polacco, sfiancati Henao e Nieve a metà salita, Froome rientra a due passi dalla cima, quando i generali di Sky decidono di sganciare in suo soccorso il luogotenen­te Landa.

La facilità con cui il basco trascina Froome sui primi è impression­ante. Cos’è successo alla ruota? Foratura, dice Sky. Problema meccanico, spiega Froome. Alla fine, incalzato, l’inglese spiega di «avere probabilme­nte rotto un raggio. Ho avuto paura di non riuscire a rientrare ma i miei hanno fatto il miracolo». Altre spiegazion­i non concesse: Sky ha annullato la tradiziona­le conferenza stampa del giorno di riposo. Il team, così meticoloso da avere al seguito un camion con 9 lavatrici per evitare contaminaz­ioni tra le divise dei corridori, forse ha qualche problemino nella preparazio­ne delle bici.

Angeli custodi di Froome perfetti, aspiranti cospirator­i meno. Romain Bardet correva su strade di cui conosceva ogni ruga dell’asfalto e, con la maglia gialla staccata, aveva quattro gregari a disposizio­ne per recuperare i 23” dall’inglese in classifica. Ma non ha affondato il colpo o non c’è riuscito. «Non volevo staccare Froome — si giustifica — ma i miei avversari diretti». Fabio Aru, ad esempio, vittima designata da tecnici e giornalist­i dopo il passo falso di Rodez. E invece, pur abbandonat­o come sempre dai gregari, il sardo ha reagito prontament­e ad ogni attacco. «Il riposo — ha spiegato — ci vuole proprio. Le difficoltà di Rodez le ho messe in archivio, ora si apre il capitolo Alpi. Sono sereno». A chi gli chiede perché nessuno ha rimprovera­to a Bardet la lesa maestà per l’attacco all’inglese in difficoltà meccanica, risponde con un no comment. Gli unici due assalti alla maglia gialla sono quelli, verbali, dei tifosi di Bardet e quello, sul campo, di Daniel Martin, scattato nel finale guadagnand­o 14” e consolidan­do la sua quinta posizione. Affondato quello che resta del povero Quintana, nei primi dieci è rientrato il siciliano Damiano Caruso, promotore della fuga di giornata assieme a Diego Ulissi (secondo). Vittoria a Mollema, evaso tutto solo dal gruppetto dei fuggitivi a 29 chilometri dal traguardo. Un piccolo capolavoro tattico di un’Olanda sempre più vincente nel ciclismo internazio­nale.

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Forza quattro

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