Aru reagisce: «Adesso le Alpi» La ruota di Froome gira male
Problemi meccanici per la maglia gialla, salvato da Landa. Tappa a Mollema
Da destra Bardet, Froome, Uran e Aru: quattro uomini per la maglia gialla di Parigi. A parte Froome, vincitore di 3 edizioni del Tour, solo Aru ha conquistato una grande corsa a tappe: la Vuelta 2015. Per Uran due secondi posti al Giro, per Bardet il secondo posto al Tour dello scorso anno. Mercoledì e giovedì le tappe clou sulle Alpi. Sabato la crono di Marsiglia (Afp)
Non Aru, non Bardet, non Uran. Il principale avversario di Chris Froome nella corsa verso il quarto Tour de France sembrano essere le sue ruote. Leggere (1.330 grammi), costose (2 mila euro l’una), così preziose da aver viaggiato da Chambery a Bergerac (assieme alle bici) su un aereo privato e non sul tetto delle ammiraglie. La prima ruota ha tradito l’inglese sul Mont du Chat, la salita dell’attacco galeotto di Aru, stoppato dal gruppo per lesa maestà. Problema meccanico, spiegò Sky. Secondo collasso di ruota ieri, all’inizio del Col de Peyre Taillade. Chris frena in piena bagarre, l’ammiraglia è lontana. Lo salva il fido Kwiatkowski passandogli il cerchio. La maglia gialla perde quasi un minuto. Gli avversari, tirati dall’AG2R di Romain Bardet, vanno forte. Perso il polacco, sfiancati Henao e Nieve a metà salita, Froome rientra a due passi dalla cima, quando i generali di Sky decidono di sganciare in suo soccorso il luogotenente Landa.
La facilità con cui il basco trascina Froome sui primi è impressionante. Cos’è successo alla ruota? Foratura, dice Sky. Problema meccanico, spiega Froome. Alla fine, incalzato, l’inglese spiega di «avere probabilmente rotto un raggio. Ho avuto paura di non riuscire a rientrare ma i miei hanno fatto il miracolo». Altre spiegazioni non concesse: Sky ha annullato la tradizionale conferenza stampa del giorno di riposo. Il team, così meticoloso da avere al seguito un camion con 9 lavatrici per evitare contaminazioni tra le divise dei corridori, forse ha qualche problemino nella preparazione delle bici.
Angeli custodi di Froome perfetti, aspiranti cospiratori meno. Romain Bardet correva su strade di cui conosceva ogni ruga dell’asfalto e, con la maglia gialla staccata, aveva quattro gregari a disposizione per recuperare i 23” dall’inglese in classifica. Ma non ha affondato il colpo o non c’è riuscito. «Non volevo staccare Froome — si giustifica — ma i miei avversari diretti». Fabio Aru, ad esempio, vittima designata da tecnici e giornalisti dopo il passo falso di Rodez. E invece, pur abbandonato come sempre dai gregari, il sardo ha reagito prontamente ad ogni attacco. «Il riposo — ha spiegato — ci vuole proprio. Le difficoltà di Rodez le ho messe in archivio, ora si apre il capitolo Alpi. Sono sereno». A chi gli chiede perché nessuno ha rimproverato a Bardet la lesa maestà per l’attacco all’inglese in difficoltà meccanica, risponde con un no comment. Gli unici due assalti alla maglia gialla sono quelli, verbali, dei tifosi di Bardet e quello, sul campo, di Daniel Martin, scattato nel finale guadagnando 14” e consolidando la sua quinta posizione. Affondato quello che resta del povero Quintana, nei primi dieci è rientrato il siciliano Damiano Caruso, promotore della fuga di giornata assieme a Diego Ulissi (secondo). Vittoria a Mollema, evaso tutto solo dal gruppetto dei fuggitivi a 29 chilometri dal traguardo. Un piccolo capolavoro tattico di un’Olanda sempre più vincente nel ciclismo internazionale.