È un’altalena Seb non brilla se lo fa Lewis
uando Hamilton si lascia trasportare dalla propria grazia, emana una luce abbagliante. E mentre Sir Lewis perlustrava i propri possedimenti sul suo destriero argentato, Vettel virava verso un’ombra cavernosa. Nel bilancio — che vale la perdita di 19 punti — pesa una gomma sbriciolata. Sfortuna, certo, ma non del tutto. Perché Seb, a Silverstone, non ha brillato mai. Non in qualifica, battuto da Raikkonen; non in gara, mai sui ritmi del compagno, superato al via da Verstappen, surclassato da Bottas in rimonta, nonostante una difesa tanto inutile quanto nefasta per le coperture. Su questo bilancio parziale e preoccupante pesa la crescita della Mercedes, più marcata rispetto a quella della Ferrari (3 vittorie negli ultimi 4 Gp): basterebbe questo per assolvere un pilota che ha offerto domeniche di alta qualità. Però è vero che, nel computo di nervosismi più o meno palesi, qualcosa non quadra. Seb è considerato uno specialista delle qualifiche e proprio in qualifica marca visita da un po’. Questione di sbavature minime eppure frequenti che danno origine a salite irte la domenica. Il tutto per uno strano dualismo, caratterizzato da un’alternanza di rendimenti che allontana quel corpo a corpo molto evocato ma visibile (se si esclude la lite di Baku) solo in classifica. Quando Vettel sfodera gli artigli, Hamilton si distrae. Quando Lewis sprigiona la propria artiglieria, Seb si allontana. Divisi da un punto, dentro un confronto misteriosamente, ripetutamente rimandato.