La vicenda
Bomber L’attaccante del Torino Andrea Belotti, 23 anni, l’anno scorso ha realizzato 26 reti in serie A più 2 in Coppa Italia. Il centravanti ha una clausola di rescissione di 100 milioni valida solo per l’estero (Photoviews) punta a chiudere per Bernardeschi e Szczesny prima della partenza, prevista per giovedì, per la tournée negli Stati Uniti. Per il centrocampo, poi, il preferito è Matic del Chelsea.
L’Inter deve risolvere il caso Perisic: il problema ai denti si è risolto, così, se nel frattempo non arriverà l’intesa a 50 milioni più il prestito di Martial con il Manchester United, il croato partirà regolarmente domani per la tournée cinese. I nerazzurri ripensano a Keita che, infortunato, ha lasciato il ritiro della Lazio in direzione Milano dove potrebbe incontrare proprio i dirigenti interisti, e a Berardi. E poi c’è Duncan: l’Inter offre 12 milioni, il Sassuolo ne chiede 20.
Antonio Donnarumma, 27 anni, inizia l’attività nelle giovanili della Juve Stabia prima di passare nel 2005 a quelle del Milan. A partire dal 2008 viene convocato in diverse occasioni con la prima squadra, senza mai scendere in campo. Poi va in prestito al Piacenza e al Gubbio, prima di passare al Genoa, dove esordisce in A. Nel 2014 va al Bari in serie B e poi si trasferisce in Grecia all’Asteras Tripolis
Parte oggi la campagna abbonamenti del Milan; fino al 25 luglio spazio alla fase di prelazione per gli abbonati della scorso stagione; la vendita libera partirà nel pomeriggio del 31 luglio
Nella recita della giaculatoria che mette in fila tutti i (numerosi) acquisti del Milan, lui è quello che in genere si ricorda alla fine. «Ah e poi c’è anche Antonio Donnarumma». È inevitabile: il ruolo del portiere di riserva non è quello che più accende la fantasia dei tifosi, ma soprattutto Antonio sa bene che d’ora in poi lui giocherà una partita tutta sua: dimostrare che non è un’appendice del contratto del fratello minore Gigio, che tecnicamente ha i mezzi per fare il numero 12. Il sorriso e il naso importante di famiglia compaiono dalla videochat, mentre in Cina si è appena svolta la presentazione della squadra in pompa magna, con il presidente Yonghong Li e i suoi sogni di grandezza («C’è un entusiasmo bellissimo»). Verso la fine della chiacchierata sullo sfondo compare anche Gigio più sorridente che mai.
Allora Antonio, com’è stare in stanza con il proprio fratello?
«Molto bello. Era tantissimo tempo che vivevamo divisi, l’ho lasciato che era un bambino, l’ho ritrovato uomo. È divertente, ora, vedere che torniamo a fare le cose di una volta. Io sono andato via di casa a 14 anni, Gianluigi era piccolissimo».
Lo chiama Gianluigi?
«No, per la verità lo chiamo Gigio, oppure ci chiamiamo entrambi Cucciolo, anche se io sono alto 1.95 m e lui 1.99!».
Il legame tra voi è sempre stato fortissimo.
«Sì, anche se lontani, ci sentivamo tutti i giorni in chat, giocavamo online assieme alla playstation».
Come avete iniziato a giocare, entrambi in porta?
«Merito di nostro zio, Enrico Alfano, che ora non c’è più. Era stato portiere, allenava i ragazzini e ci portava con lui al campo».
Gigio dice che tanto è tranquillo quando gioca lui, tanto va in ansia quando vede le sue partite.
«Ed è lo stesso anche per me. Sicuramente sarò in ansia tutte le volte che lo vedrò giocare, anche se ora potrò farlo dalla panchina. Ed è bellissimo».
Ma lei, a differenza degli altri portieri di riserva, non può gufare per prendere il posto del primo.
«Non è nel mio carattere gufare, non l’ho mai fatto neanche al Genoa, quando ero il secondo, dietro a Frey. Al contrario ho sempre cercato di tenere il gruppo, di spingere per allenarci al massimo. E qui al Milan c’è il preparatore Alfredo Magni, con Marco Storari, tiene molto al gruppo».
Corriere
Walter Zenga al ha detto che per Gigio sarebbe stato meglio un secondo più competitivo.
«Rispetto le sue opinioni, Di corsa Antonio Donnarumma, fratello maggiore di Gigio, durante uno dei suoi primi allenamenti (LaPresse)
ma dimostrerò che non è così».
Come si è trovato in una squadra tutta nuova?
«C’è tanta voglia di stare assieme, i più anziani sono stati straordinari nell’accogliere i nuovi».
Da ragazzino col Milan ha vinto un campionato Allievi e una Coppa Italia Primavera. Poi la sua carriera non è esplosa. Quando è tornato a Milanello ha provato un senso di rivalsa?
«No, solo bellissime emozioni. Dal giorno che sono andato via, ho sempre sperato di tornare. Ho fatto le mie esperienze, ho giocato in serie B, poi mi hanno frenato due infortuni alla spalla. Ma tornare era il mio sogno».
Quando e come l’ha saputo?
Quando vedo mio fratello giocare in genere mi viene l’ansia, ma ora lo potrò fare dalla panchina. Gufare? Non ho mai gufato nessuno, saremo un bel gruppo
Gigio mi ha sempre detto di voler restare al Milan Quando è arrivato il primo no, non me l’aspettavo, pensavo decidesse dopo gli Europei Under 21
«Mi ha telefonato il direttore Mirabelli. Mi ha trasmesso il desiderio della società di avermi, io c’ho pensato bene».
Ha pensato bene anche alle critiche?
«Certo. La mia situazione non ha influito su Gigio. Lui aveva deciso di voler rimanere molto prima, la mia è stata una trattativa a parte ed è venuta dopo. Io volevo tornare in Italia. A gennaio diventerò papà: io e la mia compagna Stefania volevamo far nascere qui nostro figlio».
Cosa risponde a chi dice che è un raccomandato?
«Non rispondo perché ha già risposto la società per me. E poi risponderà il campo».
Torniamo alla trattativa per il rinnovo di Gigio: si è visto e detto di tutto, gli insulti via social, le divergenze con Raiola. Lei che ruolo ha avuto?
«Io ho fatto il fratello, Gigio mi ha chiesto dei consigli, ma lui mi ha sempre detto che voleva rimanere al Milan e io gli ho detto di fare quello che si sentiva. È stato bravo a restare con la sua squadra».
Ma quando, il 15 giugno, è arrivato quel no, lei come l’ha vissuta?