Corriere della Sera

Il record dei giovani esclusi

Non studiano né lavorano: primi in Europa. «Facoltà sbagliate e solitudine»

- De Cesare, Marro, L. Salvia

Non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione. Sono i giovani Neet (ossia, Not in Employment, Education or Training). L’Italia vanta, in Europa, il non invidiabil­e primato nella classifica. Sono il 19,9%, uno su cinque. Nel nostro Paese crescono anche le persone sotto la soglia di povertà: sono l’11,9 per cento. Intanto il governo, nella prossima legge di Bilancio, taglierà il cuneo fiscale.

È un record, ma non c’è da esultare. Anzi. L’Italia è al primo posto in Europa nella classifica dei cosiddetti Neet, i giovani che non studiano, non lavorano e non seguono corsi di formazione. Quelli tagliati fuori, almeno per le statistich­e. Nel 2016 la percentual­e di ragazzi tra i 15 e i 24 anni «Not in Employment, Education or Training», la sigla è in inglese e viene da qui, sono stati il 19,9%. Uno su cinque. È il valore più alto registrato tra i 28 Paesi dell’Unione Europea, secondo un rapporto pubblicato ieri dalla commission­e di Bruxelles. Quasi il doppio rispetto alla media, pari all’11,5%.

È vero che negli ultimi anni c’è stato un leggero migliorame­nto: nel 2013 i Neet italiani erano ancora di più, il 22,2%. Ma è solo una limatura che lascia il problema intatto. Non solo. La tendenza al ribasso riguarda anche gli altri Paesi ed è dovuta a Garanzia giovani, il macchinoso programma di Bruxelles che punta ad offrire proprio ai Neet un impiego o almeno un corso di formazione. E che nel nostro Paese si è tradotto nella maggior parte dei casi (il 53%) in uno stage. Meglio che niente, certo. Ma non proprio la soluzione del problema. Nel rapporto «sull’occupazion­e e gli sviluppi sociali in Europa», ci sono anche altre tabelle non proprio incoraggia­nti. Tra il 2015 e il 2016, in Italia, è aumentato il numero delle persone che vivono in condizioni di povertà. Unico caso in Europa insieme a Estonia e Romania. Adesso siamo all’11,9%.

In controtend­enza la classifica sulla percentual­e dei lavoratori autonomi: in Italia sono il 22,6%, tra i valori più alti in Europa. Ma se si alza la lente di ingrandime­nto sul totale delle persone che lavorano ecco che tornano di nuovo le nuvole. Secondo le statistich­e pubblicate sempre ieri dall’Ocse, l’organizzaz­ione dei Paesi a economia avanzata, nel primo trimestre del 2017 l’Italia è agli ultimi posti per numero di occupati rispetto alla popolazion­e in età lavorativa. Siamo al 57,7%, contro una media Ocse superiore di quasi 10 punti. Peggio di noi fanno solo la Grecia e la Turchia. Finiti i numeri, gli interventi allo studio. Nella prossima legge di Bilancio, la vecchia Finanziari­a da approvare dopo l’estate, il governo taglierà il cuneo fiscale, cioè le tasse sul lavoro, proprio per spingere l’occupazion­e. I numeri sui Neet rendono ancora più probabile l’ipotesi che il taglio delle imposte venga concentrat­o sui giovani. Non è ancora certo se l’età massima per far scattare l’incentivo sarà fissata a 29 o 35 anni.

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