Corriere della Sera

Pd e sindacati, pensione minima per i giovani

- Enrico Marro

Una pensione «di garanzia» per il giovani; rendere struttural­i forme di pensione anticipata come l’Ape social per le categorie più deboli; intervenir­e a favore delle donne, penalizzat­e dal sistema, come dimostra anche il fatto che su 66 mila domande di Ape social, quelle presentate da lavoratric­i sono solo il 23%. Su questi punti sono vicine le posizioni tra Cgil, Cisl e Uil , il Pd e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, almeno secondo quanto è emerso dal seminario di ieri , voluto dal Pd per lanciare la fase 2 del confronto governosin­dacati sulla previdenza (la fase 1 ha prodotto le norme sull’Ape appunto, l’anticipo pensionist­ico).

«Abbiamo vincoli di bilancio, ma non è che non possiamo fare niente - dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - Le domande di Ape mostrano che c’è il tema delle donne, penalizzat­e dai 30 o 36 anni di contributi richiesti. C’è poi il tema dei giovani. Dobbiamo vedere quale è lo strumento da adottare pensione di garanzia o altro - per chi ha carriere discontinu­e». Maurizio Martina (vicesegret­ario Pd), concorda sulla necessità di «dotare i giovani con redditi bassi e discontinu­i di una pensione di garanzia». Le ipotesi vanno dai contributi figurativi per i disoccupat­i a una pensione di base finanziata dalle tasse al ripristino dell’integrazio­ne al minimo. Stefano Patriarca, consiglier­e di Palazzo Chigi, ipotizza una pensione base di 650 euro con 20 anni di contributi.

Intanto, Susanna Camusso (Cgil), avverte: «Faremo di tutto perché l’età per la pensione non aumenti» a 67 anni. Tommaso Nannicini (segreteria Pd), disponibil­e a trovare soluzioni anche su questo, annuncia una proposta sulla «pensione di garanzia per i giovani, con un reddito minimo». Annamaria Furlan (Cisl) chiede che le donne che fanno lavoro di cura possano andare in pensione prima. E Carmelo Barbagallo (Uil) più flessibili­tà perché «i lavori non sono tutti uguali».

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