Pd e sindacati, pensione minima per i giovani
Una pensione «di garanzia» per il giovani; rendere strutturali forme di pensione anticipata come l’Ape social per le categorie più deboli; intervenire a favore delle donne, penalizzate dal sistema, come dimostra anche il fatto che su 66 mila domande di Ape social, quelle presentate da lavoratrici sono solo il 23%. Su questi punti sono vicine le posizioni tra Cgil, Cisl e Uil , il Pd e il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, almeno secondo quanto è emerso dal seminario di ieri , voluto dal Pd per lanciare la fase 2 del confronto governosindacati sulla previdenza (la fase 1 ha prodotto le norme sull’Ape appunto, l’anticipo pensionistico).
«Abbiamo vincoli di bilancio, ma non è che non possiamo fare niente - dice il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti - Le domande di Ape mostrano che c’è il tema delle donne, penalizzate dai 30 o 36 anni di contributi richiesti. C’è poi il tema dei giovani. Dobbiamo vedere quale è lo strumento da adottare pensione di garanzia o altro - per chi ha carriere discontinue». Maurizio Martina (vicesegretario Pd), concorda sulla necessità di «dotare i giovani con redditi bassi e discontinui di una pensione di garanzia». Le ipotesi vanno dai contributi figurativi per i disoccupati a una pensione di base finanziata dalle tasse al ripristino dell’integrazione al minimo. Stefano Patriarca, consigliere di Palazzo Chigi, ipotizza una pensione base di 650 euro con 20 anni di contributi.
Intanto, Susanna Camusso (Cgil), avverte: «Faremo di tutto perché l’età per la pensione non aumenti» a 67 anni. Tommaso Nannicini (segreteria Pd), disponibile a trovare soluzioni anche su questo, annuncia una proposta sulla «pensione di garanzia per i giovani, con un reddito minimo». Annamaria Furlan (Cisl) chiede che le donne che fanno lavoro di cura possano andare in pensione prima. E Carmelo Barbagallo (Uil) più flessibilità perché «i lavori non sono tutti uguali».