Corriere della Sera

Sandro, 21 anni «Mi ero sentito solo, un corso e la svolta»

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Subito dopo la maturità, Sandro, mamma e papà dello Sri Lanka, italiano di seconda generazion­e, è diventato «Neet» senza neanche accorgerse­ne. «Ho fatto un istituto turistico aziendale a Milano racconta al telefono - mi sono diplomato ma non avevo affatto le idee chiare su cosa volevo fare dopo». E così, tra il capire se voler continuare con gli studi o trovare lavoro per dare una mano ai genitori, Sandro si è bloccato del tutto. «Mi sono messo subito a cercare lavoro ma non avevo esperienza di alcun tipo e neanche sapevo bene come fare il curriculum per mettere in risalto le mie potenziali­tà». Da lì è stato tutto un crescendo. Di preoccupaz­ioni, difficoltà, fino al brusco stop. «Ho chiesto ai miei un anno sabbatico, ovviamente non erano d’accordo, ma dopo aver cercato lavoro per tre quattro mesi senza alcun risultato non sapevo cos’altro fare». La svolta è arrivata dal centro giovanile di quartiere dove Sandro trascorrev­a il tempo libero. «È stata la mia salvezza ammette - perché un educatore mi ha raccontato di questo progetto di ActionAid e mi ha messo in contatto con una ragazza che lavorava per loro. All’inizio pensavo fosse una perdita di tempo, poi l’educatore mi ha fatto ragionare e mi ha convinto a partecipar­e». Il progetto «Lavoro di squadra», proprio rivolto ai ragazzi che non studiano e non lavorano, è «durato tre quattro mesi, tre giorni a settimana. E mi ha cambiato la vita - spiega Sandro che ora ha 21 anni, si è iscritto all’università e lavora in un negozio di abbigliame­nto sportivo come addetto alle vendite. «Mi sono iscritto a Sociologia, Università Bicocca - precisa ma soprattutt­o lavoro e aiuto i miei genitori che hanno bisogno di me».

L’anno da «neet» è ormai alle spalle. «Mi sono sentito completame­nte solo, lo Stato dovrebbe invogliare i giovani a cercare lavoro perché una volta finita la scuola sei lasciato al tuo destino».

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