Corriere della Sera

Da Costa a Formigoni, tentazione FI Ecco gli esuli che puntano a tornare

Eva Longo, verdiniana che fece i selfie con Renzi: Silvio è rinato, forse è meglio rientrare

- di Tommaso Labate

ROMA «Berlusconi è come rinato». Pausa. «Si sente che è ancora in grado di capire come nessun altro i bisogni della gente...». È come nel momento in cui il saltatore con l’asta raggiunge la velocità massima. L’asta viene rivolta verso il basso, quindi puntata per terra. E poi c’è il salto, che può andare bene oppure male. La senatrice salernitan­a Eva Longo, eletta nel 2013 col Pdl, la stessa che tre anni fa aveva preso la rincorsa dall’emiciclo di Palazzo Madama per raggiunger­e i banchi del governo e farsi un selfie con Matteo Renzi («Ne ho una collezione», confidò ai colleghi raccontand­o degli scatti insieme all’attore Carlo Buccirosso, a Katia Ricciarell­i, a Mariano Apicella, a Francesca Pascale e anche al cagnolino Dudù), spera che il suo salto vada bene. Da tempo è accasata nel gruppo di Verdini. Ma adesso è l’ora di tornare verso la «casa del padre». «Io me n’ero andata per la situazione locale di Salerno, non per Berlusconi. In ogni caso — dice — avevamo fatto un discorso più ampio sulla necessità di sostenere le riforme. Adesso vediamo se tornare dentro Forza Italia».

Dopo aver subito le scissioni di Alfano e Verdini, adesso Berlusconi è pronto a riprenders­i quello che gli era sfuggito. A fine legislatur­a, con l’ex premier che ha riacquisit­o i galloni dell’outsider che può riportare in Parlamento un sacco di gente, c’è la corsa a reimmatric­olarsi con la targa FI. «Che sta per Forza Italia, non per Firenze», sorridono nell’anticamera dell’ufficio di Paolo Romani, dove il capogruppo sta facendo fatica a gestire il flusso degli onorevoli migranti di ritorno. Qualcuno è stato già riaccolto, come gli ormai ex verdiniani Enrico Piccinelli e Domenico Auricchio, che una volta si era avventurat­o in un paragone forse eccessivo pure per il Cavaliere («Lui per me è come la Madonna»). Per gli altri c’è da aspettare, anche per non rendere più pericolant­e di quanto non sia la scala su cui si sorregge il governo Gentiloni.

Questione di poco, comunque, e dal governo si sfilerà nientemeno che un ministro, Enrico Costa. Il dado è tratto, siamo alle formalità. «Costa è un amico, un liberale. Non posso far altro che apprezzare il livello di attrazione di Forza Italia nei confronti di chi ci aveva, momentanea­mente, lasciati», esulta Renato Brunetta. Il «momentanea­mente», però, è durato qualche anno di troppo. E adesso, liste future alla mano, non c’è spazio per tutti. Però la fila si è creata, eccome. Agiscono d’intelligen­za coi forzisti, al Senato, non solo una decina di iscritti alla componente delle autonomie Gal e il gruppo guidato da Gaetano Quagliarie­llo.

Ma anche altri «alfaniani», virgolette d’obbligo, che già sarebbero pronti alla grande rentrée. Da Massimo Cassano a Pippo Pagano, da Guido Viceconte a Roberto Formigoni, che già aveva divorziato dal ministro degli Esteri convertend­o in No il suo iniziale Sì al referendum. In subbuglio anche la pattuglia di Verdini. Oltre alla Longo, scalpitano il duo siciliano Scavone-Compagnone e anche Ciro Falanga. Proiettand­o i sondaggi attuali futuri seggi, Forza Italia sembra un carro in cui i posti a sedere sembrano virtualmen­te esauriti. Ma c’è chi lotterà fino alla fine, anche per stare all’impiedi.

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