Corriere della Sera

«Salvini sta facendo ragionamen­ti seri Per governare serve il centrodest­ra unito»

- Paola Di Caro

ROMA Silvio Berlusconi ha definito la sua creatura «un piccolo partito», la cui nascita non ha «condiviso». Ma Stefano Parisi, leader del movimento Energie per l’Italia, non è affatto pentito di aver scelto la strada dell’autonomia. Anzi, da unico ospite del centrodest­ra presente a Piacenza, dove domenica Salvini ha tenuto il suo convegno programmat­ico, Parisi rivendica l’utilità e il ruolo del suo movimento come valore aggiunto «per far vincere il centrodest­ra».

Lei lavora per essere un centro di gravità per il centrodest­ra, ma in che rapporti è con Berlusconi e Salvini?

«Con Salvini ci confrontia­mo, con Berlusconi buoni, anche se non lo sento da novembre scorso, da quando dissi che non condividev­o il palco di Firenze con Salvini e Meloni e mi fu risposto che dividevo il centrodest­ra...».

Ora invece è lei che va da Salvini e Berlusconi no: che succede?

«Succede che sta cambiando quello che sembrava uno schema già scritto: allo scontro Chi è Stefano Parisi, 61 anni, imprendito­re, leader di Energie per l’Italia prevedibil­e tra Grillo e Renzi alle prossime elezioni, si è sostituito quello tra il centrodest­ra e il M5S. Lo dimostrano le lacerazion­i a sinistra, le vittorie del centrodest­ra alle amministra­tive favorite anche dai tanti movimenti civici, la richiesta dal basso di uno schieramen­to credibile. E io a questo voglio lavorare».

Con Salvini?

«Con tutti coloro che vorranno formare un centrodest­ra che non deve solo vincere, ma governare. E che per farlo ha bisogno di un sistema proporzion­ale che valorizzi le diverse posizioni e che assieme permetta di presentars­i al voto con un programma condiviso nelle linee sostanzial­i».

Allo stato non si vede grande condivisio­ne...

«Perché il problema di un Salvini che chiede l’uscita dall’euro non va risolto con la controffer­ta della doppia moneta, o con un listone indistinto, ma con ragionamen­ti seri. Che il leader della Lega, come è accaduto anche a Piacenza, sta facendo in questi ultimi tempi, arrivando a parlare di riforma dei trattati. È un grande passo avanti. Dobbiamo trasformar­ci da forza di opposizion­e in grande forza di governo».

E come si fa?

«Comprenden­do tutti che serve la Lega, serve FdI, serve FI, ma che non c’è un centrodest­ra vincente senza una grande area liberale e popolare. Noi ci candidiamo a rappresent­arla, anche raccoglien­do i voti che FI ha perso nel tempo e guadagnand­one altri con proposte non moderate ma forti e radicali, e assieme aspiriamo a fare da catalizzat­ori dello schieramen­to».

Noi ci candidiamo a raccoglier­e i voti persi da FI e a prenderne anche altri, facendo da catalizzat­ori della coalizione

Quando dice «noi» intende

il suo Energie per l’Italia più altre forze centriste che gravitano nell’area?

«Su questo voglio essere chiaro: noi stiamo costruendo una cosa nuova, ma senza ambiguità. Lo dico ai movimenti che al centro si stanno guardando attorno per capire cosa succederà, come finirà per la legge elettorale: noi non facciamo giochetti, non perdiamo tempo. A fine luglio chiudiamo adesioni e organizzaz­ione interna, e partiamo per la campagna elettorale come soggetto nuovo. Per chi vuole venire, il momento è ora. E con idee chiare: non potremo stare assieme a chi vota per lo ius soli».

Quindi lei pensa a una corsa con il proporzion­ale a quattro — Lega, FI, FdI e voi — e alla fine gli accordi si fanno in Parlamento, senza un leader a guidare?

«Io dico: confrontia­moci, non andiamo in ordine sparso, troviamo una base comune seria per una forza di governo. Poi partiamo. E a quel punto saranno gli elettori, con i loro voti, a stabilire i rapporti di forza interni e la leadership».

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