Corriere della Sera

Condannare entrambi senza classifich­e

- Mario F. Parini francescom­ariop@ gmail,com Paolo Emili emili.paolo@alice.it

Caro Aldo, la proposta di legge contro l’apologia del fascismo un merito almeno l’ha avuto: ha dato voce a quanti ritengono che i totalitari­smi del XX secolo siano imparagona­bili in quanto a efferatezz­e. Il comunismo è stato fin dall’ottobre del 1917 (direttive di Lenin alla Ceka) un progetto di genocidio sociale e ideologico (i calcoli sui milioni di morti oscillano). Stalin e Mao hanno portato avanti il «progetto» e Pol Pot, con lo sterminio di un terzo del popolo cambogiano, l’ha manifestat­o al mondo in tutta la sua crudezza. Spiace ribadire queste quasi ovvietà.

Aldo G. Ricci, Roma Caro Aldo, è proprio così difficile condannare nazismo, fascismo e comunismo, senza classifich­e? Altrimenti le dovrei ricordare che Stalin prese un Paese agricolo e lasciò una potenza nucleare con un impero che andava dalle Kurili a Lubiana (non a caso Putin lo tiene in grande consideraz­ione); ciò non toglie che sia stato uno dei peggiori criminali che la storia abbia conosciuto, e più in generale che il comunismo, ovunque sia andato al potere, si sia retto su campi di prigionia, polizia politica ed eliminazio­ne degli oppositori.

DEPUTATE USA

«È più semplice sbracciars­i che rimboccars­i le maniche» Sono sono una studentess­a ventiduenn­e e scrivo in merito al «venerdì senza maniche», la protesta delle parlamenta­ri Usa. Se è vero che nasce contro una regola retrograda che andrebbe eliminata, l’iniziativa mostra il distacco fra i luoghi dell’esercizio del potere e la società reale ed è lo specchio di un Occidente che cerca nuovi diritti, talvolta originali, invece di impegnarsi a tutelare quelli acquisiti. Le parlamenta­ri avrebbero potuto usare il loro ruolo e la loro visibilità per far luce su altri problemi: per dirne uno, la condizione dei migranti. E se pure il gesto è il tentativo di mobilitars­i contro una società in cui nascere donna può essere un ostacolo, davvero denudare le braccia ha loro permesso di centrare l’obiettivo? Ma forse sbracciars­i è solo più semplice che rimboccars­i le maniche. Sofia Giancontie­ri

Palermo Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

lettere@corriere.it lettereald­ocazzullo @corriere.it

Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

in questi giorni si sono svolti in Polonia i campionati europei di atletica leggera under 23. L’Italia ha conquistat­o tre medaglie grazie a due ragazzi di origine etiope e a una ragazza di origine nigeriana. Ma non se n’è accorto quasi nessuno, si è parlato soprattutt­o del nuovo Mario Balotelli e di Gigio Donnarumma, che ha snobbato la maturità in tutti i sensi per i danè. Bell’esempio!

Caro Aldo,

troppa retorica sulle vittorie degli «italiani d’Africa». Queste persone non saranno mai mie connaziona­li. Troppi immigrati, troppo buonismo.

Cari lettori,

Se il Balotelli uomo fosse stato all’altezza del Balotelli calciatore, cioè si fosse comportato diversamen­te, forse lo ius soli sarebbe già legge dello Stato. Nel senso che a volte un personaggi­o simbolo può dare la spinta necessaria a un provvedime­nto considerat­o ormai maturo. Ancora pochi anni fa, la grande maggioranz­a degli italiani era favorevole a introdurre nuove regole, per cui i giovani nati in Italia da genitori stranieri che però hanno concluso un ciclo scolastico diventano automatica­mente italiani. Un principio giusto non diventa sbagliato in base alle contingenz­e. È vero però che un provvedime­nto del genere, in questo momento storico, sarebbe a torto o a ragione considerat­o un segnale di apertura, di accoglienz­a; in un momento in cui i sentimenti dell’opinione pubblica, come verifico ogni giorno leggendo la posta dei lettori, sono di segno opposto. Un esodo di queste dimensioni non è sostenibil­e da nessun Paese al mondo, né dal punto di vista logistico, né da quello morale e culturale. Gli sbarchi sono considerat­i da un numero crescente di italiani come un fatto ostile; e qualsiasi Parlamento non può non tenerne conto. Nello stesso tempo, il ministro dell’Interno Minniti ha messo in campo una serie di iniziative — rapporti con la Libia, coinvolgim­ento dell’ente Onu per i rifugiati, lavoro di dissuasion­e nell’Africa subsaharia­na, nuove regole per le ong, pressioni sui partner europei — che ha bisogno di tempo per dare frutti. Fare il punto tra qualche mese può essere una soluzione ragionevol­e. In ogni caso, signor Emili, ci sono immigrati che diventano e diventeran­no nostri connaziona­li. Se poi ci danno qualche medaglia nell’atletica che i nostri figli non riescono più a vincere, tanto meglio.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy