Corriere della Sera

Addio a Landau, star dei serial consacrato anche dall’Oscar

Dai successi di «Spazio 1999» ai set con Tim Burton e Woody Allen

- Maurizio Porro

Addio all’eroe di tante serie tv. È morto Martin Landau, consacrato anche da un Oscar come non protagonis­ta nel ’95 per Ed Wood di Tim Burton dove era il vecchio Bela Lugosi, il primo principe Dracula ridotto in miseria morale e materiale.

Nato a New York il 20 giugno 1928, l’attore soffriva di gravi problemi cardiaci a Los Angeles dove conviveva con Gretchen Becker. Era stato un divo della fantascien­za formato tv, avendo frequentat­o serie come Mission impossible dal 1966 al 1969 e da capitano della missione lunare Spazio 1999, dal 1974 al 1977, ricevendo in cambio un successo spaziale, in anticipo sui tempi di Star Trek e Star Wars e pure la partner, Barbara Bain, in moglie. Landau aveva ben altri progetti oltre all’invadente cinema fantasy: figlio di immigrati austriaci ebrei, a lungo si era dedicato a vignette e disegni e nel ’55 fu scelto da Strasberg per le lezioni all’Actor’s Studio. Solo lui e Steve McQueen ce la fecero tra migliaia di candidati. Ma dopo un inizio promettent­e (in Intrigo internazio­nale fa la spalla del perfido Mason, ubriaca Cary Grant) la carriera al cinema s’incaglia in film e ruoli stereotipa­ti da villain, il malvagio Caifa nella Più grande storia mai raccontata di Stevens, un bandito in Nevada Smith di Galattico Da sinistra, Catherine Schell (Maya), Barbara Bain (Helena Russell) e Martin Landau (Comandante John Robert Koenig) in «Spazio 1999» «Ed Wood» Landau con l’Oscar nel ‘95

Hathaway e finalmente l’onesto Rufus nella Cleopatra dei gossip di Liz Burton fino a XFiles. Ed è anche lo yankee in guerra nel ’43 in Italia in Rosolino Paternò soldato, di Nanni Loy con Nino Manfredi: un volto che la platea ormai conosce anche senza sapere il nome. Poi tanta, tantissima tv, prodotti buoni e seriali, una lista di best seller lo vedono caratteris­ta e comprimari­o, dai western «Maverick», «Bonanza», e «Twilight zone», da «Gli intoccabil­i» alla «Signora in giallo».

Uno strattone decisivo e un Golden Globe gli sono offerti da Coppola che rilegge un sogno americano in Tucker, 1988, mentre l’anno dopo Woody Allen, travestito da Isaac B. Singer, lo elegge a campione di perfetta amoralità in Crimini e misfatti (è nomination ma vince Denzel Washington), con un lucido discorso finale, tassello quasi rituale del pessimismo dell’autore su contesto yiddish.

Il suo ultimo film, nel 2015, lo mostra in grandissim­a forma: Remember di Atom Egoyan è la storia della vendetta di due anziane vittime della Shoah (lui e Christophe­r Plummer coppia strepitosa) che ricercano un ufficiale nazista che ha sterminato le loro famiglie, in delicatiss­imo equilibrio tra le colpe della Storia e le compromess­e memorie degli uomini.

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