Corriere della Sera

Paura in Costa Azzurra tanti gli italiani evacuati «In faccia aria bollente»

Evacuati in 12 mila, distribuit­e saponette e vestiti di ricambio

- di Marco Imarisio

L’ora del fuoco è anche quella del sospetto. «La chiami pure certezza». Nel pomeriggio del giorno dopo, al sindaco Francois Arizzi tremano ancora le mani dalla rabbia. Il primo incendio è cominciato un minuto dopo la fine della cosiddetta «finestra di volo» dei Canadair, che per regolament­o internazio­nale non possono sollevarsi da terra in condizioni di oscurità totale. «Così, in attesa dell’alba, le fiamme si sono prese tutti i terreni fino al centro abitato. Migliaia e migliaia di flora mediterran­ea bruciata, ma tra qualche anno qualcuno ci guadagnerà, può esserne certo».

Tutto il mondo è paese e in ogni parte del mondo ci sono gli italiani. «Era appena finito lo spettacolo del villaggio vacanze accanto a noi quando abbiamo sentito esplodere tre bombole di gas, una dopo l’altra. Noi e gli altri, saremmo stati un centinaio di persone, eravamo tutti voltati verso il mare. Ci siamo girati, e il cielo era rosso, sembrava un braciere». L’astigiana Sara Masuelli era di passaggio con marito e due figli piccoli al camping Lamanne, nel cuore della pineta dietro Bormes-Les-Mimosas, «il villaggio più fiorito di Francia», mezza collina di fronte al mare, seimila abitanti d’inverno che d’estate diventano sessantami­la, quasi tutti muniti di roulotte.

Il fronte del fuoco

L’aria è diventata bollente nel giro di venti minuti. Le fiamme arrivavano dall’alto, dalla gola dove scorre il torrente Cardenon. Poi hanno cominciato a bruciare anche le altre valli e il paesino aggrappato sulla roccia delle mimose si è trovato circondato. Non c’era un solo fronte, ce n’erano almeno altri quattro, quasi un attacco concentric­o, come dicono i vigili del fuoco, arrivati anche da Marsiglia, 540 pompieri che poco hanno potuto contro la notte e le fiamme che mangiavano sterpaglie e vegetazion­e rese ancora più secche da un mese di siccità. Sono stati costretti a scegliere e hanno liberato il versante destro della collina, mentre sull’altro lato le fiamme avanzavano su un fronte lungo cinque chilometri, 80 metri al minuto, arrivando fino sulle alture di Saint Tropez, che ieri mattina sembrava assediata dal fumo di un incendio che non era il suo. Gli unici posti sicuri sono diventati il centro di Bormes-Les-Mimosas e le spiagge a valle, che l’evacuazion­e di quattro camping hanno trasformat­o in un colossale bivacco notturno, dodicimila persone che assistevan­o dal basso a uno spettacolo drammatico.

La Costa Azzurra brucia quasi ogni anno, ma quest’anno di più. Tra il 1973 e il 2008 sono bruciati 24.000 ettari di terreno. Il sud della Francia è una delle cinque regioni europee più colpite dagli incendi boschivi, classifica purtroppo dominata dal meridione d’Italia. La tendenza è stata al ribasso negli ultimi otto anni, fino a questa estate 2017. Le cause invece sono sempre le stesse.

La mano dell’uomo

L’Istituto nazionale di ricerca in scienze dell’ambiente e dell’agricoltur­a, citato da Le Monde, stima che il 92 per cento degli incendi sono «di origine umana», il 30% dei quali «di natura volontaria». Monsieur Arizzi è reduce da una notte di paura e cattivi pensieri. «Non è solo disattenzi­one, o incuria. La mano di chi appicca il fuoco si vede sempre molto tempo dopo, quando ormai la gente si è dimenticat­a di quel che è successo. Basta seguire i soldi, e il cemento».

All’ingresso del Gymnase Pierre Quinon i volontari spruzzano tre getti di nebulizzat­ore in faccia a ogni ospite. Manca l’aria condiziona­ta, si scivola sulle chiazze di sudore lasciate da chi si è steso per i corridoi della scuola. Ma è meglio che stare fuori, a respirare fumo e paura. «Ci siamo

spaventati quando ci hanno detto di andare via», racconta Sara, «perché c’era una sola strada, molto stretta, per centinaia di persone, ed è stato un po’ caotico. Ma siamo vivi, non ci lamentiamo». L’evacuazion­e di quattro campeggi ognuno dei quali con una capienza minima di duemila persone è stata una faccenda complicata e concitata, con il sindaco e i vigili del fuoco che davano l’allarme al megafono, invitando la gente a correre verso l’uscita per seguire le auto che portavano alla sala delle feste in municipio, alle palestre delle scuole elementari e medie, alle abitazioni private che si sono aperte per una notte, soprattutt­o alla spiaggia la Favière, prima che alle 15 di ieri diventasse anch’essa pericolosa per il vento che portava le fiamme in quella direzione.

Il vento

L’arrivo di quattro Canadair, uno dei quali partito da Genova, ha migliorato la situazione ma non l’ha risolta in modo definitivo. È il vento di Mistral che scompagina ogni piano, il grande alleato delle fiamme in Costa Azzurra e di chi ci sta dietro. Ieri pomeriggio Bormes-Les-Mimosas era un villaggio a due facce, che si davano il cambio a ogni isolato. Gli anziani giocavano a bocce tranquilli e incuranti dei nuvoloni neri alle loro spalle e dell’odore di bruciato, mentre dalle spiagge risalivano di corsa villeggian­ti in panico che tenevano per mano i loro materassin­i da bagno. Non è solo una questione di percezione del pericolo, ma del vento che fa il suo giro, avvicina e allontana le fiamme a suo piacimento. A sera la campagna intorno al paese sembra un braciere che ancora arde. Ottocento ettari di foresta perduti per sempre. Ogni rifugiato nei centri di raccolta ha diritto ad abiti di ricambio e una saponetta. Ci sono tanti francesi, ma anche tedeschi, italiani, russi. A richiesta vengono forniti mazzi di carte per far passare il tempo. C’è solo da aspettare che finisca. C’è solo da assistere impotenti all’ennesima tragedia, all’ennesimo scempio dell’uomo contro la natura.

Sindaco e piromani Francois Arizzi: «Se c’è la mano dell’uomo? Non è un sospetto, è una certezza»

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(Afp Photo/Poujoulat) Via dalla spiaggia I bagnanti abbandonan­o la spiaggia mentre alle loro spalle bruciano le colline attorno a Bormes-les-Mimosas, il «villaggio più fiorito della Francia»
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(AP Photo/Lesage) Dall’alto Un’immagine dall’alto dei roghi lungo la costa di Bormes-lesMimosas, nel dipartimen­to del Varo

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