Corriere della Sera

Vitalizi, sì all’abolizione

Via libera con 348 consensi. La maggioranz­a si sfalda: Mdp astenuto e Ap contro. FI non vota

- di Virginia Piccolillo

ROMA «Cin cin. Paga Mastella». Il grillino Alessandro Di Battista leva il flûte. E i colleghi, Giorgio Sorial e Daniele del Grosso, brindano al risultato: 348 sì, 17 contrari e 28 astenuti. La proposta di legge Richetti, dal nome del primo firmatario, il fedelissim­o di Matteo Renzi, ha avuto il primo via libera. Incassando i voti di Pd, M5S, Lega e FdI, l’astensione di Mdp, il non voto di FI e quello contrario di Ap. Insomma la maggioranz­a (Pd, Mdp, Ap) si è sfaldata.

Che fate, vi intestate la vittoria del Pd? «Dibba» ride a mille denti: «Sì, sì. Bastava vedere le loro facce, da funerale di Lenin, per capire che li abbiamo obbligati a votare un provvedime­nto a cui non credono. Forse non ci credeva nemmeno Richetti».

Di mugugni nei crocicchi in Transatlan­tico se ne erano sentiti molti su quella norma che renderà l’assegno degli ex parlamenta­ri più leggero e lo posticiper­à. Una riduzione che toccherà anche ai consiglier­i regionali (anche di Regioni a statuto speciale). Gli enti locali che non si adeguano vedranno dimezzate le voci destinate ai vitalizi.

Ma Matteo Richetti è soddisfatt­o. Alla fine del voto degli emendament­i aveva il viso di chi aveva sconfitto un drago. Anche perché tutto aveva rischiato di saltare su un emendament­o del M5S che puntava ad applicare da subito i requisisti anagrafici previsti dalla Fornero ai parlamenta­ri. Bocciato. Quella legge si applicherà solo a partire dalla prossima legislatur­a. «La casta del Pd si tiene la pensione privilegia­ta» aveva attaccato Luigi Di Maio.

Poi il voto finale. Con lo scontro Di Maio-Rosato: «Scacco matto. Questo è il primo. Noi i privilegi li aboliremo tutti» dice Di Maio. E il dem di rimando: «Tu con gli scontrini guadagni più di me». Infine la «ola» dei grillini, stoppata dalla presidente, Laura Boldrini: «Capisco la gioia, ma un po’ di decoro». E Beppe Grillo, con Luigi Di Maio, commenta: «In Senato non vi daremo tregua».

Sul passaggio a palazzo Madama Richetti ostenta sicurezza: «Non è un mio provvedime­nto, ma di tutto il Pd:ora mi aspetto che lo difenda. Che il Senato si muova». Un appello al presidente Grasso? «Il presidente Grasso può calendariz­zarla. Può fare tutto».

Da Matteo Renzi arrivano i compliment­i: «Quella sui vitalizi è la proposta Richetti, che abbraccio. M5S parla parla ma poi non stringe». Peccato che alla buvette non c’è nemmeno un dem a brindare.

C’è invece Daniela Santanchè che, insieme a Maria Stella Gelmini ha votato a favore del testo, distinguen­dosi da FI: «Mi dispiace, era intervenut­o il presidente Berlusconi in viva voce, nella riunione di gruppo, facendo appello all’unità del partito. Ma non capisco perché: non c’è stata neanche per il Jobs Act. Io sono in Parlamento per combattere i privilegi e ho votato di conseguenz­a». «E che dobbiamo fare? Lo ha chiesto il presidente», si rammarican­o Carfagna, Calabria e De Girolamo, fuori dall’Aula, dopo non aver partecipat­o al voto secondo le indicazion­i di Renato Brunetta, che aveva attaccato il Pd come «partito della demagogia» e paventato la «macelleria sociale». Un ordine di scuderia ferreo. Chiosa Matteo Salvini: «Mi dispiace per Forza Italia».

Ora tocca al Senato. Ma in molti scuotono la testa, per un risultato che, secondo Pino Pisicchio, a capo del gruppo Misto, lascia perplessi: «Molti hanno votato senza crederci. Uno spot alla rovescia».

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(Ansa) Segno di vittoria L’esultanza dei deputati Cinque Stelle per l’approvazio­ne alla Camera del disegno di legge che abolisce i vitalizi

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