UN’APPROVAZIONE TRASVERSALE DAI CONTORNI MOLTO AMBIGUI
Bisognerebbe salutare come un atto di giustizia l’abolizione dei cosiddetti vitalizi agli ex parlamentari. Il modo in cui alcuni ne difendono non solo la legittimità ma l’utilità, sostenendo che servono a garantire la libertà degli eletti, appare piuttosto discutibile. Si può aggiungere che l’offensiva con la quale il Pd, assecondando una campagna martellante da parte del Movimento Cinque Stelle, ieri ha fatto votare l’abolizione alla Camera, è un segno dei tempi: di una fase nella quale l’Italia soffre i contraccolpi di una lunga crisi economica; e di una stagione che ha visto accentuarsi la sfiducia nei partiti, a cominciare dal Pd.
Ma è tutto il sistema politico a essere messo in mora. E i vitalizi sono stati percepiti come uno dei privilegi inaccettabili riservati a circa duemila ex membri del Parlamento. Rimane da capire se il messaggio dato ieri all’opinione pubblica sia l’inizio di una svolta, o un provvedimento dettato da calcoli e preoccupazioni di tipo elettorale; e se non rischi di arenarsi una volta approdato al Senato, o di essere affossato dalla Consulta. I dubbi di costituzionalità non sono campati in aria: vengono intaccati diritti acquisiti. Forza Italia non l’ha votato perché teme che finisca presto per colpire 20 milioni di pensioni «normali».
In più, l’eco politica risuonata ieri trasmette vibrazioni poco rassicuranti. È difficile sottrarsi al sospetto che nella determinazione del Pd ad approvare la legge firmata dal portavoce Matteo Richetti ci sia anche la competizione con i Cinque Stelle. Il fatto che sia stata approvata anche dalla Lega, accentua la sensazione di una decisione ad alto tasso di ambiguità. Se due formazioni che si connotano per il loro estremismo populista convergono col principale partito di governo, qualcosa non quadra. E infatti Forza Italia e alcuni deputati centristi additano un cedimento.
Accusano Matteo Renzi di inseguire Beppe
Le convenienze L’asse inedito tra Pd, M5S e Lega alimenta i sospetti di una misura presa anche in vista della competizione elettorale
Grillo, e di portare i dem su una china scivolosa, in vista delle elezioni del 2018. I contrasti nello stesso Pd confermano il timore che si favorisca proprio l’estremismo antisistema del M5S. Il tentativo del Movimento di appropriarsene, è evidente. «Questa legge è una nostra vittoria», sostiene il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio. «È scacco matto a un Pd in affanno». In realtà si tratta del frutto di un’iniziativa del Pd, perché da solo il gruppo grillino non sarebbe mai riuscito a farla passare.
Le incognite sono sulle implicazioni di una simile strategia. Lasciano indovinare una corsa elettorale a chi è più «popolare» su temi come la legge di Bilancio, rapporti con l’Europa, ius soli, banche: uno smarcamento dalle responsabilità di chi deve governare, per puntare a strappare voti all’avversario; ma col rischio di non riuscirci. In quest’ottica, la gara tra Pd e M5S, con la Lega terzo incomodo, rischia di accentuare un’immagine distorta dell’Italia come nazione malata di propaganda. Forse abolire i vitalizi è giusto. Ma avviene in un contesto e con toni che preoccupano.