Corriere della Sera

Le mosse di Bersani per ricucire con Pisapia

Mdp prepara un manifesto. E c’è chi attacca ancora: l’ex sindaco dica pubblicame­nte no a patti col Pd Renzi in cerca di facce nuove esterne al partito in vista del voto: «In politica tanti leccano e non va bene»

- Debora Serracchia­ni Alessandro Trocino

Pier Luigi Bersani scende in campo e prova a mettere una pezza sullo sbrego che rischia di lacerare la nuova creatura vagheggiat­a da Giuliano Pisapia, insieme agli ex Pd di Articolo 1 Mdp. Non sarà facile, dopo gli attacchi dei giorni scorsi e dopo la mossa dell’ex sindaco che ha fatto saltare il banco, disertando l’incontro con Roberto Speranza. Pare «la scissione dell’atomo» ironizza Serracchia­ni (Pd).

Il giorno dopo tutti si affrettano a usare frasi di rito propiziato­rie, del tipo «questa crisi è un’opportunit­à», per esorcizzar­e il pericolo di una rottura definitiva. Miguel Gotor ne rispolvera una di Mao, che a sinistra può venir utile di frequente: «Grande è la confusione sotto il cielo, propizio è il momento». Per cosa? La risposta non arriverà subito perché, come spiegano gli sherpa al lavoro, questo è «il momento dell’approfondi­mento». Se Prodi si chiama fuori dalla partita, Bersani ostenta quello che i suoi chiamano un «atteggiame­nto zen» e rilascia dichiarazi­oni in pillole («Nessuna frattura definitiva, si ricucirà»). Ma di certo è preoccupat­o della situazione. Tanto da inviare un bersaniano doc come Maurizio Migliavacc­a a un incontro riservato con Ciccio Ferrara, di Campo progressis­ta, per provare a sminare il terreno e a ricostruir­e quel clima di fiducia che sembra essersi disperso.

«Siamo in decantazio­ne», dice Arturo Scotto, uno dei triumviri che guida il progetto per Mdp, insieme a Enrico Rossi e Roberto Speranza, mentre i dirigenti sono al lavoro per preparare un manifesto programmat­ico. Speranza oggi sarà a Napoli e si aspetta segnali da Milano per un incontro che dovrebbe esserci entro la settimana. Il punto resta politico, come spiega il governator­e toscano Rossi: «Dobbiamo capire quali sono i rapporti che questa nuova formazione deve avere con il Pd». Più esplicitam­ente, un altro dirigente spiega: «Pisapia deve dire pubblicame­nte che, anche in caso di premio di coalizione, la nuova formazione non andrà insieme Incontro riservato tra il bersaniano Migliavacc­a e Ferrara di Campo progressis­ta al Pd. Perché altrimenti vuol dire che sta con noi solo per necessità e aspetta che cambi la legge per mollarci». Perché, notano in Mdp, da una parte Pisapia li scavalca a sinistra, parlando di partito «alternativ­o» al Pd, dall’altra ammicca al renzismo che dovrebbe combattere.

Non è l’unica questione. C’è quella della leadership (si voterà? E chi?), la scelta dei parlamenta­ri, i veti sulle persone (D’Alema), il rapporto con il governo (arriva la legge di Bilancio) e la partecipaz­ione al nuovo soggetto di Sinistra italiana (che Pisapia non vuole). E poi ci sono le invidie personali e i risentimen­ti degli ex Pd di Mdp verso i filodem e degli ex Sel confluiti in Campo progressis­ta nei confronti di Sinistra italiana. Un bel rompicapo. A questi si aggiunge un elemento da valutare. Alle Politiche di primavera si voterà contempora­neamente per Lazio e Lombardia. Alle Regionali saranno candidati probabilme­nte Nicola Zingaretti e Giorgio Gori. «Vedo difficile — dice un dirigente Mdp — nel pomeriggio votare i Pd candidati in Regione e la sera votare contro il Pd».

E intanto Matteo Renzi gioca d’anticipo con le correnti interne («In politica tanti leccano e neanche questo va bene» avverte sibillino a Brescia),e lancia una campagna di raccolta di candidatur­e esterne al Pd, in vista delle elezioni. Per «coinvolger­e pezzi della società», spiega Matteo Orfini. Per «distrugger­e le correnti», da Orlando a Franceschi­ni, dicono altri.

Gli «sherpa» Mi sembra di essere di fronte alla scissione dell’atomo, senza produrre energie

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