Corriere della Sera

Mattarella: ancora sei mesi per la legge elettorale No alla politica degli slogan

- di Marzio Breda

Cita il sistema di voto solo alla fine del discorso, dopo aver elencato le «emergenze» che abbiamo davanti. Ma, anche se evoca il tema quasi en passant, è chiaro che per lui è questo il motivo di maggior allarme. Al punto da spingerlo a giocare il suo avvertimen­to su un doppio registro: della censura e, insieme, della speranza malgrado tutto. Modulandol­o così: «Ho esortato tante volte, ricordando il dovere del Parlamento rispetto alla centralità e delicatezz­a delle regole elettorali. Ecco perché esprimo rammarico per il dissolvers­i di un metodo di larghe intese sulle regole che devono esser comuni». Amarezza per una missione colpevolme­nte inevasa, dato che «rimangono tuttora nelle norme vigenti, frutto solo parziale delle scelte del Parlamento, disomogene­ità e lacune». Però, e qui sta il nodo politico da sciogliere, «c’è ancora la possibilit­à d’intervenir­e».

Bisogna volerlo davvero, è il retropensi­ero di Sergio Mattarella, che non si rassegna all’inconclude­nza delle Camere. E, usando la cerimonia del Ventaglio che tradiziona­lmente precede la pausa estiva, incita i partiti a colmare i passi mancanti di una legge uscita mutilata dall’esame della Consulta. Il tempo è poco, ma può bastare. Infatti — ricorda — «siamo nella fase conclusiva della legislatur­a, manca un semestre alla scadenza naturale (che cadrà a marzo, cioè quando ricorreran­no i cinque anni dall’insediamen­to di quelle attuali, ndr), per cui le elezioni sono ormai vicine». E sono — aggiunge — «un momento della vita democratic­a da guardare con la serenità» che è garantita da «un’ampia partecipaz­ione dei cittadini» alle urne. Un obiettivo da rafforzare — spiega — attraverso «un confronto svolto su programmi e proposte seriamente approfondi­te», mentre invece un confronto «caratteriz­zato da rissosità o che si esprimesse solo in slogan facili ma illusori allontaner­ebbe gli elettori». Per lui, insomma, e l’avvertimen­to non è rivolto solo ai populisti patentati, «occorre far di tutto perché la politica non si esaurisca nella propaganda». Altrimenti sarà fatale la punizione della gente delusa.

Ora, poiché tutto si tiene, c’è poi un altro adempiment­o a incalzare i leader dei partiti: la legge di stabilità. Il capo dello Stato la inserisce nel proprio memorandum di urgenze da condivider­e il più largamente possibile. L’Italia — rammenta — gode di una situazione economica «in crescita», con «previsioni positive» confermate da diversi fori internazio­nali. Una tendenza rafforzata «dalla buona notizia di un sistema bancario posto finalmente in sicurezza». La svolta è quindi compiuta? Sì e no. Non a caso sottolinea che «è necessario accompagna­re questa stabilizza­zione e ripresa per consentirl­e di consolidar­si e per assicurarc­i la possibilit­à di recuperare progressiv­amente le ferite sociali inferte dalla crisi». Ed è in «questo passaggio fondamenta­le», se per responsabi­lità si saprà escludere l’esercizio provvisori­o, che la finanziari­a e la legge di stabilità permettera­nno ai mercati e all’Unione europea di valutare in concreto la «reputazion­e» italiana.

Questi i capitoli più esplicitam­ente politici dell’appello. Ad essi Mattarella affianca questioni comunque altrettant­o sensibili, per l’opinione pubblica. Per esempio il dramma degli incendi che devastano il Paese e per i quali si è accertato che in molti casi sono entrati in azione i piromani. Dimostrazi­oni di emergenze imputabili alla «mancanza di senso civico» di alcuni cittadini. Come la «mancanza di una cultura dell’ambiente» sperimenta­ta con la siccità o l’infamia di chi «ride pensando di speculare sul terremoti». E, infine, come il bilancio dei femminicid­i, «inammissib­ile piaga, oltraggio alla dignità umana e alla convivenza». Questo per dire che la cosiddetta società civile sa essere spesso incivile.

Mi rammarico per il dissolvers­i dello spettro di una prospettiv­a di larghe intese sulle regole comuni Sergio Mattarella

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Al Colle Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ieri durante il suo discorso in occasione della cerimonia di consegna del Ventaglio

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