La vicenda
Gretel Bergmann, che a quel tempo si trovava a Londra per studiare, fu richiamata in patria e invitata a disputare le eliminatorie per essere ammessa nella squadra olimpica
Nonostante i suoi eccellenti risultati, Gretel fu comunque esclusa: un’ebrea non poteva gareggiare
C’erano voluti 73 anni perché la Germania riconoscesse il suo talento negato. Solo nel 2009 era stato riabilitato il salto da un metro e sessanta che Margaret detta Gretel Bergmann aveva stabilito un mese prima dell’Olimpiade di Berlino. Gretel aveva tutto il diritto a partecipare ai Giochi e probabilmente avrebbe vinto l’oro, ma il regime nazista non poteva permettere che a trionfare fosse un’atleta ebrea. «Cara signorina Bergmann — le scrissero — ci dispiace comunicarle la sua esclusione. Lei non è stata abbastanza brava e non può dunque garantire risultati. Heil Hitler».
Gretel Bergmann è morta martedì scorso, a 103 anni, nel Queens, a New York, dove si era trasferita nel 1937. Fuggita dalla Germania, dieci dollari in tasca per iniziare, i primi lavori come cameriera e massaggiatrice, fino a quando non dimostra il suo valore d’atleta vincendo i campionati americani, non soltanto di salto in alto ma anche di lancio del peso.
Gretel è un simbolo. La sua storia è diventata un libro, un documentario della Hbo e un film, Berlin 36, uscito nel 2009. Dieci anni prima le era stato intitolato lo stadio della città dov’era nata e dove aveva iniziato gareggiare, a Laupheim, nel Sud della Germania, vicino al confine svizzero. Lei accettò di prendere parte all’inaugurazione, rientrando per la prima volta nella sua ex patria, accompagnata da un interprete perché si era ripromessa di non parlare più tedesco. «Penso che sia importante ricordare, così ho deciso di tornare nei posti dove avevo giurato che non sarei più tornata». In un’intervista spiegò di non «odiare i tedeschi, anche se l’ho fatto in passato. Molti di loro stanno cercando di ricompensare gli errori d’un tempo, le nuove generazioni non possono essere ritenute responsabili di ciò che hanno fatto i vecchi».
Gretel non fu solo esclusa per motivi razziali, ma usata e beffata. Un prodigio atletico sin da ragazzina, la famiglia le fa provare corsa, nuoto, tennis e sci. Le prime vittorie a 10 anni, a 17 il record di salto in alto ai campionati della Germania meridionale. Ma a 19 anni l’allenatore