Giallo nero Don Winslow e le anime perse tra le mille ombre di New York
Quando era stata creata la Manhattan North Special Task Force, «la Narcotici, la Omicidi e l’Antigang si erano messe a strillare come maiali scannati». Eppure la squadra d’élite incaricata semplicemente di spazzare via dalle strade droga e violenza ha funzionato. E il vero capo di «Da Force» (come la chiamano tutti) è sempre stato lui, il detective di primo grado Dennis John Malone, sergente veterano del Nypd, il re di Harlem per molti: spietato, violento, giusto come può esserlo un giustiziere irlandese, più furbo degli altri, spesso molto generoso, pronto a dare la vita per la famiglia o per i «fratelli» in divisa. E corrotto.
La saga tragica di Don Winslow dedicata al narcotraffico era partita dalla Colombia e dal Messico («Il potere del cane», 2005 e «Il cartello», 2015) e ora arriva a New York con «Corruzione» (sempre Einaudi, pp.552, € 21, traduzione di Alfredo Colitto). Ma se nei precedenti affreschi l’agente della Dea Art Keller sembrava più un comprimario che il primo attore, schiacciato com’era dai ritratti dei crudeli signori della droga, questa volta il protagonista assoluto è proprio il poliziotto, perché evidentemente al 63enne scrittore americano riesce meglio di raccontare il lato oscuro della realtà. E Malone ha molte cose da nascondere. Difatti il romanzo si apre con il colpo di scena che altri si sarebbero tenuti per il