Corriere della Sera

Niente baratti con l’Europa

- Giuseppe.selva@gmail.com roberto.perera@alice.it Brunella Guatta brugua@hotmail.it

Caro Aldo, la Slovacchia può avere l’Ema (Agenzia europea per il farmaco) se i Paesi dell’accordo di Visegrad si prendono i migranti previsti! Qual è il suo parere?

Giuseppe Selva

Caro Giuseppe. penso che i baratti non portino mai bene. Giusto che una vera capitale europea come Milano sia sede dell’ente che vigila sui farmaci, e che l’Europa faccia la sua parte sui migranti.

VACCINAZIO­NI

«Renderle obbligator­ie per il personale sanitario» Sono padre di due bambini piccoli, uno dei quali immunodepr­esso, e scrivo riguardo all’approvazio­ne del decreto Lorenzin sull’obbligo vaccinale, in discussion­e in questi giorni alla Camera, dopo averne seguito l’iter in Senato. Di tutti i punti ambigui, oscuri e lacunosi relativi a questo decreto legge, uno è davvero eclatante quanto sottaciuto: il mancato inseriment­o dell’obbligo di vaccinazio­ne per tutto il personale sanitario, medici e infermieri, a contatto con i pazienti. Nel bollettino relativo all’«epidemia» di morbillo del ministero della Salute, si legge che oltre il 70% dei contagi sono a carico di persone adulte, oltre i 16 anni, quindi al di fuori dell’obbligo vaccinale introdotto dal ministro Lorenzin. Ma, soprattutt­o, quasi il 10% dei casi riguardano operatori sanitari. Dal momento che il ministro sostiene che l’iniziativa è stata messa in opera per tutelare i bambini immunodepr­essi non vaccinabil­i perché malati, mi piacerebbe sapere dove ha intenzione di mandare a curarsi questi bimbi, dato che gli ospedali saranno i luoghi meno indicati, per la pervasiva presenza di persone non immunizzat­e da vaccino (e massicciam­ente sottoposte a pericolo di contagio, perché a contatto quotidiano con i ricoverati aventi patologie infettive). Il problema è stato sollevato tempo addietro dal presidente dell’Istituto Superiore di Sanità, Walter Ricciardi. Sarebbe bene che la Camera, prima della approvazio­ne, affrontass­e il problema.

Roberto Perera Le lettere firmate con nome, cognome e città e le foto vanno inviate a «Lo dico al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano Fax: 02-62827579

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Aldo Cazzullo - «Lo dico al Corriere» «Lo dico al Corriere» @corriere

Caro Aldo,

la comunicazi­one del Pd è quanto meno maldestra. Non è solo il vocabolo «razza», usato dall’on. Patrizia Prestipino, a far venire i brividi, ma il ragionamen­to complessiv­o. In futuro i discendent­i di chi è arrivato in passato saranno italiani. E poi come stabilire il tasso di italianità di ciascuno?

Cara Brunella,

Ricordo un passo di «Sostiene Pereira», il capolavoro di Antonio Tabucchi, in cui si spiegava l’inesistenz­a di una «razza portoghese», essendo il Portogallo terra di passaggi e di incroci. Lo stesso vale per noi italiani, miscuglio di celti e romani, goti e greci, longobardi e arabi, e altri popoli ancora; e la nostra bellezza sta proprio nella nostra diversità e complessit­à. Questo non significa non essere orgogliosi delle proprie radici, anzi. Se non esiste in tutto il pianeta un Paese che conservi tanta cultura e bellezza create dall’uomo, è segno che noi italiani non siamo poi così male.

Detesto la parola razza. Qualcuno vorrebbe cancellarl­a dalla nostra Costituzio­ne. Però nell’articolo 3 ha un senso. «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzion­e di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»: un testo che rappresent­a il capovolgim­ento del fascismo. Che discriminò le donne, impose l’apartheid nell’Africa italiana, non riconobbe le minoranze linguistic­he, perseguitò gli ebrei, gli oppositori politici, gli omosessual­i.

Non c’è dubbio che l’on. Prestipino abbia sbagliato a dire «razza italiana». Che a farlo sia stata un’esponente della sinistra conferma la confusione che alberga in quel campo. Tuttavia, al netto delle parole, il problema che viene posto esiste. Siamo il Paese al mondo che fa meno figli. L’idea di sostituire i bambini che gli italiani non vogliono o non possono più fare con i migranti è aberrante. Mi sono preso la mia dose di insulti per aver scritto che lo slogan «non esistono negri italiani» è il manifesto del nuovo razzismo. Certo che esistono neri italiani. Ma voglio vivere in un Paese in cui una giovane coppia è libera di fare tutti i figli che desidera, senza dover rinunciare perché non ha un reddito per mantenerli e una casa dove crescerli. Questo non è razzismo. È politica sociale.

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