Corriere della Sera

Ordinati contro accumulato­ri nel docu-reality sulle patologie

- Di Aldo Grasso

Ordine contro disordine, pulizia contro sporcizia. L’ordine è il piacere della ragione, ma il disordine è la delizia dell’immaginazi­one, diceva Paul Claudel. E comunque l’aspetto più curioso di «Malati di pulito: case di campagna» è che siamo di fronte a uno scontro fra due patologie.

Da una parte c’è una signora, una certa Tyggy (spiegherò poi chi è), ossessiona­ta dal non buttare via niente: l’Hoarding Disorder, tradotto in italiano con disposofob­ia o disturbo da accumulo, è una sorta di malattia caratteriz­zata dalla tendenza ad accumulare oggetti in maniera patologica, o disfunzion­ale. Con il rischio di vivere nel sudiciume.

Dall’altra parte, ci sono il signor Vinny e la signora Denise che invece sono ossessiona­ti dal pulito. Anche la loro ansia prende spesso la forma della fobia, ovvero della paura irrazional­e del contatto con oggetti (ma anche persone o animali) ritenuti sporchi, e del terrore di non poter pulire se stessi o il luogo in cui si vive. Questo disturbo, piuttosto diffuso, si chiama rupofobia, paura dello sporco.

«Malati di pulito» gioca proprio su questo contrasto: Vinny e Denise (i puliti, capaci di farsi quattro docce al giorno) visitano una casa georgiana del XVIII secolo, classifica­ta come monumento, in cui vivono Tyggy, il suo gatto e un sacco di sporcizia. Tyggy è una signora un po’ obesa, ma con quarti di nobiltà (Real Time, martedì, 21.15).

Vinny e Denise devono pulire la casa per cercare di vincere i loro disturbi ossessivi e, nello stesso tempo, aiutare Tyggy a vendere la casa. La «sporca» deve anche lei vincere le sue paure (sta male quando le sue carabattol­e finiscono nella spazzatura o quando il suo bagno viene liberato dagli scarafaggi). Ovviamente, come tutti i docu-reality, anche «Malati di pulito» vive di montaggio, di racconto, di infanzie felici (Tyggy) e di infanzie infelici (Vinny). E di lieto fine, anche se la magione di campagna risulta ancora invenduta.

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