Il controllore ferito che accusò l’immigrato «Ho fatto tutto da solo»
Nessun aggressore africano sul treno. A trapassare con una coltellata la mano del controllore Davide Feltri è stata l’altra mano dello stesso controllore Davide Feltri. Tutto inventato. Sul Piacenza-Milano delle 7.01 del 19 luglio non è avvenuta alcuna colluttazione con un giovane nero. Il ferroviere ha fatto tutto da solo perché «esasperato» da ciò che vive ogni giorno.
Si è risolto così, dopo una settimana di indagini che hanno impegnato procura, squadra mobile di Lodi e polizia ferroviaria, il caso che ha suscitato reazioni politiche durissime e uno sciopero dei ferrovieri lombardi. Mercoledì notte, Feltri è crollato e ha confessato tra le lacrime. Fino a quel momento per quattro volte aveva confermato ogni dettaglio del suo racconto iniziale: un giovane passeggero africano «alto e magro in jeans e maglietta rossa» lo ha colpito con una coltellata quando lo ha incrociato nel corridoio del treno semideserto. Il controllore precisa anche di aver cercato di bloccarlo e di averlo colpito con un pugno, ma poi il giovane è fuggito a pochi metri dalla stazione di Santo Stefano Lodigiano, tirando la leva piombata che forza l’apertura delle porte. Ma al quarto interrogatorio gli investigatori coordinati dal sostituto procuratore Alessia Menegazzo gli mostrano il filmato delle telecamere della piccola stazione che mostrano inequivocabilmente che dal treno in corsa non scende nessun giovane africano. Nelle immagini compare soltanto il controllore con ancora il serramanico da 11 centimetri conficcato nella mano. E anche questa è un’anomalia che ha insospettito sin dall’inizio gli inquirenti: strano che dopo una coltellata a bruciapelo la lama sia rimasta nel corpo della vittima.
Tuttavia le indagini battono a tappeto la pista suggerita da Feltri. Quando gli viene mostrata la foto di un giovane che risponde alle descrizioni, il controllore no ha dubbi: «È lui al cento per cento». Si tratta di un senzatetto di 25 anni originario del Ghana che frequenta in effetti quella linea e dorme nelle stazioni. Ha qualche piccolo precedente ma non risulta un tipo aggressivo. Ma soprattutto non presenta segni della presunta colluttazione e del salto non da poco che avrebbe dovuto fare dal treno in corsa per atterrare sui sassi lungo i binari. Il ragazzo, interrogato dalla squadra mobile, è tranquillo ed esclude di essersi trovato su quel treno. Viene disposto comunque l’esame del Dna, ma ormai gli inquirenti hanno le idee chiare.
«Ho fatto tutto io da solo», confessa alla fine Davide Feltri e, diluita tra le lacrime, butta lì un’ulteriore versione: la sera prima proprio quel ghanese lo avrebbe minacciato e per questo, la mattina del 19 luglio lui era uscito di casa con il coltello a serramanico. «La vicenda va letta come un segnale di esasperazione per la situazione che stanno vivendo»,commenta i procuratore capo di Lodi, Domenico Chiaro. Ma il capo della squadra mobile Alessandro Battista aggiunge: «Potrebbe trattarsi semplicemente di un mitomane».