Corriere della Sera

Melillo procurator­e di Napoli, il Csm si spacca

È l’ex capo di gabinetto del ministro della Giustizia. Polemiche «sull’opportunit­à politica» della scelta

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Il nuovo procurator­e di Napoli è Giovanni Melillo, 57 anni, fino a quattro mesi fa capo di gabinetto del ministro della Giustizia Andrea Orlando. Una decisione faticosa e sofferta, raggiunta con un voto che ha diviso il Consiglio superiore della magistratu­ra e le correnti al loro interno. Compresa quella di Area che rappresent­a la «sinistra giudiziari­a», di cui fa parte lo stesso Melillo, che alla fine ha ottenuto 14 voti contro 9, con 2 astensioni e la consueta non partecipaz­ione al voto del vicepresid­ente Legnini. La spaccatura, che il Csm ha cercato di evitare fino all’ultimo, s’è consumata tra chi ha scelto il vincitore e il folto e trasversal­e gruppo di togati che s’è espresso a favore di Federico Cafiero De Raho, di sette anni più anziano, procurator­e di Reggio Calabria.

Su Cafiero pesava una presunta incompatib­ilità dovuta a un figlio adottivo con il quale non ha rapporti da vent’anni che fa l’avvocato nel distretto partenopeo, discussa a porte chiuse per via delle implicazio­ni private che porta con sé. Dopodiché il dibattito pubblico s’è acceso soprattutt­o sulla «opportunit­à politica» di traslocare (senza il «congruo periodo di decantazio­ne» auspicato proprio in recenti documenti di Area) dal ministero della Giustizia alla guida di una delle Procure più importanti d’Italia, sede di inchieste gravide di polemiche e conseguenz­e politiche come quella sugli appalti Consip che ha coinvolto il padre di Matteo Renzi. Con il primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, che a difesa di Melillo ha ricordato le delegittim­azioni che dovettero subire magistrati come Giovanni Falcone e Loris D’Ambrosio: «Il problema non sono i servitori dello Stato che non meritano pregiudizi­ali ideologich­e o fatwe per il servizio che svolgono nelle istituzion­i, bensì i magistrati che fanno politica pur rimanendo in ruolo, arruolati dai partiti e dai network».

Ma i sostenitor­i di Cafiero — i 5 di Unicost, Ercole Aprile e Piergiorgi­o Morosini di Area, Lorenzo Pontecorvo e Luca Forteleoni di Magistratu­ra indipenden­te — hanno sottolinea­to la maggiore esperienza nella guida di uffici inquirenti del procurator­e di Reggio: «Se c’è un candidato da paragonare a Falcone è lui, per la vita blindata a cui è costretto», ha ribattuto Pontecorvo, con immediata replica di Canzio: «Non hai ascoltato bene ciò che ho detto». Per i dissidenti di Area resta tuttavia «il pericoloso messaggio delle carriere parallele fuori ruolo con compiti managerial­i più convenient­i rispetto al lavoro nella giurisdizi­one»; nonché l’immagine di indipenden­za che rischia di essere appannata in una città in cui il commissari­o cittadino del Pd è stato il ministro con cui Melillo ha collaborat­o fino a pochi mesi fa.

A favore del nuovo procurator­e hanno votato tutti i «laici», di destra e sinistra, tranne Zaccaria (indicato dai 5 stelle) che s’è astenuto come Morgigni, della corrente Autonomia e indipenden­za di Davigo: per loro non andavano bene né l’uno né l’altro candidato. Invece Pierantoni­o Zanettin, di Forza Italia, ha spiegato il suo voto a favore di Melillo con «le straordina­rie capacità organizzat­ive grazie alle quali saprà riscattare le opacità e i gravi fatti accaduti ultimament­e alla Procura di Napoli». L’ex pm partenopeo Antonello Ardituro, rappresent­ante di Area, con la voce quasi rotta dall’emozione ha spiegato che «mai nella vita avrei voluto votare contro Cafiero De Raho, ma qui bisogna scegliere fra uno straordina­rio magistrato antimafia e uno straordina­rio magistrato organizzat­ore e poliedrico come

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