Corriere della Sera

Un anno fa poteva essere fermato

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si dice in sostanza che un agente è stato inviato in Brasile per approfondi­re la dritta della fonte confidenzi­ale (da qui si deduce che il Paese del Sudamerica sarebbe, appunto, il Brasile) e che però, proprio quando l’inviato è arrivato laggiù la polizia carioca ha arrestato la fonte. Quindi zero contatti, tutto rinviato.

Non sono noti né il luogo in cui si troverebbe Norbert detto Igor, né il tipo di informazio­ni ottenute fin qui. E per ora non ci sarebbero nuove richieste della Procura per indagare più a fondo sulla pista. Ma, ammesso che sia vero, come ha fatto Igor a lasciare l’area controllat­issima fra Bologna e Ferrara, con la sua foto segnaletic­a praticamen­te ovunque? E con quale mezzo avrebbe raggiunto il Brasile? Il risultato della soffiata sudamerica­na, per adesso, è che ci sono mille domande nuove da aggiungere alla lista dei dettagli non chiari di tutta questa storia e che la fuga già incredibil­e del rapinatore assassino si arricchisc­e di un nuovo mistero

Tutto questo mentre decine di carabinier­i continuano a cercarlo nei territori che sono stati la sua casa per decenni: la zona fra le province di Bolodietro. Latitante Una foto tratta dal profilo Facebook di Ezechiele Norberto Feher, il serbo noto anche come Igor Vaclavic, latitante dal primo aprile, perché responsabi­le dell’omicidio di Valerio Verri, guardia ecologica uccisa nel Mezzano e di Davide Fabbri, il barista freddato nel suo locale a Budrio. Inoltre ha ferito gravemente una terza persona nella zona compresa fra il Bolognese e il Ferrarese gna, Ferrara e Rovigo. La stessa area nella quale è cresciuto a pane e rapine, alcune commesse in solitudine (per le quali è stato arrestato e ha scontato la pena), altre nel 2015 assieme alla banda del croato Pajdek. Ed eccoci a quei dettagli che, dicevamo, porteranno guai: diventa sempre più probabile che qualcuno della filiera inquirente (magistratu­ra compresa) prima o poi debba rispondere della mancata ricerca di Igor mentre era latitante proprio per le rapine del 2015.

Per capire serve un passo in- A un certo punto della sua carriera criminale di gruppo Igor litiga col capo, Pajdek, quindi si stacca dalla banda che arruola un nuovo componente e durante una rapina (estate 2015, nel Ferrarese) uccide un pensionato. In cella per quell’omicidio, i tre rapinatori a caccia di attenuanti raccontano più della morte del povero pensionato: tirano in ballo vecchi colpi e i due ex complici di Igor fanno il suo nome, lo incastrano. Fra le altre informazio­ni gli inquirenti ferraresi mettono agli atti anche il numero di cellulare di quel tizio che per tutti era Igor Vaclavich, nato in Russia il 21/10/76.

Viene emessa un’ordinanza per le rapine (autunno 2016). Nel 2015 i complici fecero il suo nome e diedero ai pm il suo numero di cellulare

La banda in cella

Ai due ex complici viene notificata in cella. A Igor no: è irreperibi­le. Se fosse catturato e condannato, con i precedenti che ha rimarrebbe in carcere per almeno altri dieci anni. Ma nessuno lo cerca. Zero tentativi per individuar­lo, nemmeno i più semplici. E adesso che la sua vita è stata scandaglia­ta palmo a palmo si scopre che quel numero di cellulare dato dai complici è rimasto attivo a lungo dopo l’emissione dell’ordinanza. Bastava metterlo sotto controllo, localizzar­lo. E Igor il russo sarebbe stato un detenuto l’1 e l’8 aprile scorsi. Non un assassino.

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