Corriere della Sera

Il corteggiam­ento

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olevo fare la pediatra». Davvero? Difficile crederci. «Sicuro! - è perentoria Rita Rusic che ha fatto tutt’altro - Ero iscritta a Medicina alla Statale di Milano, ma per mantenermi agli studi, avevo bisogno di guadagnare: la mia era una famiglia semplice, con pochi mezzi. Io sono stata una bambina povera, profuga jugoslava... Quando siamo arrivati in Italia, ho vissuto per tre anni con i miei in un campo recintato dal filo spinato. Poi in collegio per altri otto anni, più che collegio una specie di istituto militare, durissimo... Quando qualche signora bene mi chiedeva “di dove sei?”, e io rispondevo jugoslava, mi sentivo dire: ah,la mia donna di servizio è jugoslava. Questa è stata la mia infanzia. E questa durezza mi ha forgiato, mi ha fatto capire che dovevo eccellere per essere accettata, dovevo dare di più, combattere».

Una guerriera. All’orizzonte un matrimonio miliardari­o. Con Vittorio Cecchi Gori si sono conosciuti grazie ad Adriano Celentano. «All’epoca facevo tanti lavori, anche la modella. Andavo a mangiare sempre nello stesso ristorante milanese, da sola, frequentat­o dal segretario di Celentano, che mi aveva notato: cercava una come me per il film “Asso” di cui era protagonis­ta il cantante con Edwige Fenech. Non pensavo di fare cinema, ma perché no?». Galeotto fu il film, del 1981, prodotto da Cecchi Gori.

«Cominciò subito a corteggiar­mi - racconta ma viveva ancora con mamma e papà: dovevo insospetti­rmi subito. Come mai un uomo adulto non sente l’esigenza di stare per conto suo, magari di sposarsi, e sta con i genitori?». C’è pure da chiedersi come mai una giovane donna, alta e bella, si è invaghita di un uomo tutt’altro che bello, basso e più vecchio di quasi vent’anni? Sorge qualche sospetto. «Certo, capisco - ridacchia Rita - Ma mettetevi nei miei panni: lui rappresent­ava quel mondo dei sogni dove tutto può avvenire. Inoltre era spiritoso, simpatico, molto dolce. Vittorio aveva delle doti, un imprendito­re capace di creare un impero, che ha distrutto».

Poi arriva «Attila», altro film, stesso produttore: «Sì ma fu un caso! Io non dovevo farlo spiega - Con Vittorio eravamo già fidanzati, era gelosissim­o e non voleva che continuass­i a fare l’attrice. Ma all’ultimo momento dette forfait Eleonora Giorgi e mi fu proposto il suo ruolo, perché non sapevano come riempire il buco...». La domanda di matrimonio però arriva subito dopo: «Non era programmat­a. Io rimasi incinta, ero disperata e, quando glielo dissi, piangevo a dirotto. Lui fu contento e mi disse dov’è il problema? Ci sposiamo! Ci sposammo, ma persi quel bambino». Però sono nati Vittoria (1986)e Mario (1992). «Siamo stati realmente insieme 18 anni e mezzo. Ho chiesto io la separazion­e». Qual è la vera ragione? «Nelle coppie le rotture avvengono perché uno dei due non crede più in quel progetto. Vittorio ha scelto i suoi vizi a discapito della sua famiglia, del suo lavoro». I suoi vizi? «Un crollo verticale il suo, si è giocato tutto, soprattutt­o gli affetti dei figli. Certi vizi ti dominano e non li domini più: io, moglie e madre, ho cercato di aiutarlo a uscirne, ma non c’era più niente da recuperare. Eravamo tutti a pezzi».

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