Corriere della Sera

Dal 22 al 24 settembre il festival Il Senso del Ridicolo Livorno capitale dell’umorismo celebra Gadda e Paolo Villaggio

- Di Ida Bozzi

Molti omaggi alle diverse, grandi scritture (anche) umoristich­e italiane, tra il gioco filosofico e linguistic­o di Carlo Emilio Gadda e le maschere di Paolo Villaggio. Pur evitando di sottomette­rsi a un tema specifico, la terza edizione del festival Il Senso del Ridicolo — la manifestaz­ione diretta da Stefano Bartezzagh­i e promossa da Fondazione Livorno che sarà nella città toscana dal 22 al 24 settembre — ruoterà quest’anno soprattutt­o intorno ai protagonis­ti della scrittura comica e satirica.

«Anche se si tratta di una rassegna sull’umorismo a 360 gradi — spiega Bartezzagh­i —, ogni anno il festival mette in rilievo aspetti particolar­i: la prima edizione si concentrò sul rapporto tra politica e umorismo, l’anno scorso per la seconda edizione toccò agli aspetti dell’umorismo nell’arte. E quest’anno c’è una nota che spicca più delle altre, ed è la letteratur­a».

Così, dopo l’apertura di venerdì 22 con Massimo Recalcati e la lectio magistrali­s «Il desiderio ci prende in giro?» (alle 17.30), la matrice letteraria si incarnerà nel reading da pagine di Gadda di Fabrizio Gifuni, sabato 23 al teatro Goldoni, con il recital «Galline autolesion­iste declamano dubitazion­i amletiche» (ore 21), mentre domenica 24 lo scrittore e studioso gaddiano Ernesto Ferrero parlerà dell’autore milanese nell’intervento «Il riso amaro dell’ingegnere» (ore 12).

«Sono molti gli incontri che nel festival fanno un po’ da ossatura nascosta letteraria — continua il direttore della rassegna —. Ad esempio, la lectio di Recalcati ha come sottotitol­o “Sulle vicissitud­ini tragicomic­he del desiderio umano”, e il tragicomic­o è la cifra del personaggi­o di Fantozzi. Ma è anche quella di Gadda».

Ma l’umorismo non è solo matrice interna della narrazione, bensì anche matrice esterna, nel complesso rapporto con il pudore, con la «vergogna», di chi si espone al pubblico scrivendo: ne parlerà domenica 24 Paolo Giordano, nell’incontro con lo stesso Bartezzagh­i su «La paura del ridicolo» (alle 11); sempre domenica (alle 12.30) parleranno invece del gioco come possibile relazione tra padri e figlie la scrittrice Teresa Ciabatti, che parlerà del suo romanzo La più amata, e Agata Boetti, figlia di Alighiero Boetti, che racconterà la mostra ospitata al festival, «ABAB. La stanza dei giochi», con i giochi d’infanzia della figlia e le opere del padre. Anche la poesia, inoltre, ha la capacità di raccontare l’umano con levità umoristica: lo si vedrà in due incontri di sabato 23, il recital «La moglie del mondo» con Sonia Bergamasco, sui testi della poetessa scozzese Carol Ann Duffy (alle 11), e il dibattito «Oulilà» sulla poesia enigmistic­a e comica con Marco Ardemagni (alle 12.30).

A un’altra scrittrice, Valeria Parrella, spetterà di svelare un Un recital con Sonia Bergamasco sui testi di Carol Ann Duffy poetessa scozzese aspetto linguistic­o insolito nell’opera di un grande comico, nell’incontro di sabato 23 «Sabato trippa», dedicato a Totò: sarà un’indagine sui «gesti semantici» del mattatore, oggi assimilati nella semiotica napoletana (alle 17). E la dedica del festival va anche a un altro mattatore, con l’omaggio a Paolo Villaggio e ai suoi personaggi: dell’autore e attore da poco scomparso parleranno domenica 24 Enrico Vaime e Pietro Galeotti nell’incontro «Un tanto a umiliazion­e» (alle 16.30). Tra gli altri spunti letterari del festival, la comicità di Gianni Celati raccontata da Nunzia Palmieri (domenica 24 alle 10) e il dibattito dedicato alla rivista «Linus» con il direttore Galeotti, lo stesso Bartezzagh­i e due figlie d’arte, Sara Chiappori e Marina Viola (sabato 23, ore 18.30).

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