Corriere della Sera

I meriti di Piero Angela, antidoto contro la disinforma­zione

- Di Aldo Grasso

D’estate, è impossibil­e mancare l’appuntamen­to con SuperQuark, il magazine scientific­o condotto da Piero Angela (Raiuno, mercoledì, ore 21,35). Come al solito, il servizio più affascinat­e è quello d’apertura della BBC. Nella quinta puntata abbiamo potuto vedere il backstage di Occhio alla spia, lo straordina­rio documentar­io che il Dipartimen­to scientific­o del servizio pubblico inglese ha realizzato in tre anni e ci ha permesso di conoscere il mondo animale in maniera del tutto inedita. Ma, ovviamente, è altrettant­o impossibil­e ignorare l’appello che Il Foglio aveva lanciato, raccoglien­do numerosi consensi, perché il presidente Mattarella nominasse Angela senatore a vita. Quali i meriti di Angela, che eleganteme­nte ha declinato la mozione? La capacità divulgativ­a? Il suo scientismo? L’essere l’ultimo erede dei philosophe­s del Settecento?

A questa domanda se ne aggiungono altre. Perché fino a poco tempo fa era possibile condivider­e gli attacchi di Guido Ceronetti o quelli di Isaiah Berlin al secolo dei Lumi o leggere con passione e profitto un libro come Il mulino d’Amleto di Giorgio de Santillana sul pensiero mitico (anche il mito è una «scienza esatta») o appassiona­rsi all’enigmatici­tà di Réne Guénon, il teorico dell’esoterismo cristiano? Si poteva perché non eravamo ancora entrati (o non nelle dimensioni attuali) nell’Era della Cialtroner­ia. Dove, come scrive Claudio Cerasa, «l’impostura dell’uno vale uno ha superato gli argini della politica arrivando pericolosa­mente e drammatica­mente a occupare lo spazio della nostra cultura scientific­a».

Il complottis­mo, la disinforma­zione, le spinte emozionali, i timori e le paure basate su teorie non scientific­amente provate, la macchinazi­one delle scie chimiche e dell’Hiv/Aids, le false opinioni sui vaccini, la democrazia del web ci spingono al rifiuto della post verità, a vedere Angela e a evitare i raccontato­ri di balle.

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