Corriere della Sera

LA POLITICA CHE MARCIA AL BUIO

- Di Luciano Fontana

Un’aria di profonda rassegnazi­one avvolge il nostro futuro politico. Diamo ormai per scontato che dopo le elezioni sarà impossibil­e formare un qualsiasi governo. Che l’instabilit­à ci accompagne­rà per tutta la prossima legislatur­a, ammesso che essa non si interrompa immediatam­ente per l’impossibil­ità di trovare in Parlamento una maggioranz­a. È un’aria che ci fa già rimpianger­e Gentiloni e il suo esecutivo, sostenuto malvolenti­eri dai partiti che l’hanno votato. Il passo felpato e attento del premier ci sembra qualcosa di confortant­e rispetto a quanto ci può riservare il 2018.

Non abbiamo in effetti alcun motivo per pensarla diversamen­te, per allontanar­e sentimenti del genere. Qualche rassicuraz­ione ci arriva solo dai dati del Pil: mostrano un Paese che prova a rimettersi in marcia nonostante la politica. Per il resto è buio.

Dopo il referendum costituzio­nale, e le dimissioni di Matteo Renzi, tutti parlavano di una nuova legge elettorale che poteva essere decisa in poche settimane per tornare subito alle urne. Abbiamo visto come è andata: la caduta in Parlamento dell’accordo sul sistema (quasi) tedesco ha portato alla paralisi. Nessun vero tentativo è in corso per trovare una strada diversa o perlomeno per ritentare con quella proposta che aveva avuto un largo consenso. Si considera inevitabil­e andare alle elezioni con piccoli aggiustame­nti delle due leggi elettorali (per Camera e Senato) uscite dalle sentenze della Corte costituzio­nale.

Anzi si tessono le lodi del ritorno al sistema proporzion­ale senza preoccupar­si degli effetti che questa scelta può avere sulla prossima legislatur­a. Nessuna maggioranz­a, un Parlamento ingovernab­ile. Salvo pensare ad alleanze che al momento appaiono improbabil­i, come quella tra Pd e Movimento Cinque Stelle.

Una classe politica seria dovrebbe aver timore di uno scenario di questo tipo. Ci aspettano anni decisivi per il destino del Paese e per la costruzion­e di una nuova Europa. Invece di attrezzarc­i a partecipar­e ai cambiament­i e a guidarli prepariamo le condizioni perché l’Italia diventi il «problema» dell’Europa con governi instabili e incapaci di decidere. Con i toni misurati che lo contraddis­tinguono lo ha ricordato nei giorni scorsi il presidente della Repubblica Mattarella. Trovare l’accordo su una legge elettorale che si ponga l’obiettivo di un premio di governabil­ità è indispensa­bile. Così come è urgente ragionare sul sistema delle alleanze e sulla riduzione di partiti e partitini che stanno spuntando come funghi nei giorni del tramonto della legislatur­a.

C’è una tendenza irresistib­ile a rinchiuder­si in se stessi, a fare calcoli su come far fruttare il proprio presunto bottino elettorale. Sembra quasi che si debba partecipar­e a una gara in cui in gioco è solo il proprio interesse di partito. Tutto il resto (governo del Paese, riforme, ruolo internazio­nale dell’Italia, risanament­o dei conti pubblici, misure di sostegno alla crescita) si vedrà. Con l’illusione che, come Spagna e Belgio, ce la potremmo cavare anche senza governo per lunghi mesi. Un’allegra marcia a occhi chiusi.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy