Corriere della Sera

Missione in Libia, parte la prima nave

Tripoli conferma l’accordo con l’Italia. L’operazione in Aula martedì. Pinotti: se attaccati, rispondere­mo

- (Palacios/Ap) Fiorenza Sarzanini fsarzanini@corriere.it

Il pattugliat­ore della Marina militare è già partito per la missione di ricognizio­ne. Tempi strettissi­mi per consentire al governo di consegnare già martedì al Parlamento il piano di intervento per l’operazione nelle acque libiche in «supporto» alla Guardia costiera, come specifica il premier Paolo Gentiloni. Sarà questo il compito primario del personale imbarcato sulle due o tre navi che entro una settimana cominceran­no l’attività. Mentre al Viminale sembra in dirittura d’arrivo il confronto con le Ong, il patto stretto tra Roma e Tripoli ottiene dunque il via libera. È un contatto diretto avvenuto ieri mattina tra il premier Fayez al Sarraj e il titolare del Viminale Marco Minniti a confermare che le resistenze interne sono state superate e appena un’ora dopo il Consiglio dei ministri approva la delibera. Anche perché era stato lo stesso Sarraj, con una lettera trasmessa a Roma il 23 luglio scorso, a chiedere aiuto.

L’accordo

La relazione di Palazzo Chigi specifica che «il dispositiv­o, oltre alle attività di protezione e difesa dei mezzi del Consiglio presidenzi­ale dedicati al In salvo Migranti 15 miglia a nord di Sabratha, Libia: l’Ong spagnola Pro Activa Open Arms sta andando a salvarli contrasto dell’immigrazio­ne illegale, svolgerà collaboraz­ione per la costituzio­ne di un centro operativo marittimo in territorio libico per la sorveglian­za, la cooperazio­ne marittima e il coordiname­nto delle attività congiunte». Nella prima fase verranno utilizzati «una unità funzionale al supporto tecnico logistico» dunque una nave «comando» e un pattugliat­ore attualment­e impegnato nell’operazione «Mare Sicuro». Con il trascorrer­e delle settimane si stabilirà poi quali siano le ulteriori necessità adeguando il numero dei mezzi navali e anche quelli terrestri tenuto conto che nel provvedime­nto del governo si parla esplicitam­ente di «attività per il ripristino dell’efficienza degli assetti terrestri, navali e aerei, comprese le relative infrastrut­ture, funzionali al supporto per il contrasto all’immigrazio­ne legale».

Le regole di ingaggio

Sarà la ministra della Difesa Roberta Pinotti a illustrare la missione in Parlamento elencando le regole di ingaggio e la tutela giuridica simile al Sofa della Nato che «concede ai militari presenti nei Paesi ospiti la massima immunità possibile rispetto alle leggi locali». Ieri Al Viminale è in dirittura d’arrivo il confronto con le Ong. Contrari i tedeschi di Sea Watch

ha chiarito che «in caso di attacco l’Italia risponderà come sempre», mentre sui compiti «parleremo con i libici e decideremo insieme che cosa fare». Reagisce Arturo Scotto, deputato di Mdp che già nei giorni scorsi aveva spiegato come il voto favorevole dei fuoriuscit­i dal Pd non sia affatto scontato. E infatti dice: «Le parole della Pinotti confermano la confusione sulle regole di ingaggio della missione in Libia. Un ministro della Difesa non può dire “vedremo”. Mi auguro che Gentiloni la smentisca». Posizione diversa da FI che potrebbe invece votare a favore del governo.

La lista delle Ong

Dialogo con le Ong

L’accordo con le Ong sembra ormai raggiunto e lunedì il prefetto Mario Morcone stilerà la lista di chi ha aderito al codice. Msf, Save the children e Moas hanno già detto sì, pur chiedendo un alleggerim­ento del divieto di trasbordo sulle navi istituzion­ali, mentre i tedeschi di Sea Watch potrebbero non aderire perché contrari alla presenza degli agenti armati a bordo.

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