«Torno a giocare a pallone dopo l’incidente con il treno Mai più cuffiette per strada»
Isaac, campioncino del Milan, tre anni fa era finito in coma
LOMAZZO (COMO) «Neanche quel treno che mi ha travolto è riuscito a distruggere il mio sogno: entrare in campo a San Siro e sentire la curva dei tifosi del Milan che mi incita come facevano quando giocava il mio idolo George Weah».
Isaac Akuetteh, diciottenne di origine ganese, è un gigante di un metro e novanta su cui sono scolpiti muscoli esuberanti che contrastano con la sua timidezza marcata da un tono di voce dai decibel bassi. Tornerà a giocare a calcio nel campionato lombardo di «Eccellenza» con l’Ardor Lazzate, dopo tre anni di inattività trascorsi a lottare per superare una tragedia. Il 31 agosto del 2014 stava percorrendo una scorciatoia a Caslino al Piano, nel Comasco, che interseca i binari ferroviari. Per via della musica rap sparata troppo alta nelle cuffie, non ha sentito l’arrivo di un treno che lo ha travolto. Le sue condizioni sono sembrate subito disperate ma dopo aver lottato per nove giorni, fra la vita e la morte, si è svegliato dal coma con dolori lancinanti per le tante fratture e la gamba sinistra a pezzi.
«Non ricordo nulla di quei giorni — dice — e forse anche per questo continuo ad ascoltare la musica con le cuffie ma ora lo faccio solo quando non cammino per strada e non sono vicino ai binari. Anzi, se vedo farlo ai miei amici racconto loro i guai che ho affrontato». Isaac, li ha superati grazie a un fisico straordinario. «All’improvviso ho aperto gli occhi ma non riuscivo a parlare, vedevo i miei genitori e mia sorella Erica che piangevano — ricorda — e poi i compagni del Milan e l’allora amministratore delegato Adriano Galliani».
Come raccontano i giornali sportivi del tempo, Isaac era un talento delle giovanili rossonere. Giocava centravanti nella squadra che aveva come portiere Gigio Donnarumma. «Lui era il più forte già allora e segnargli in allenamento era così difficile che poi i portieri avversari mi sembravano battibili». Isaac di gol ne faceva a valanga. «Nell’ultima stagione prima dell’incidente ne avevo segnati solo nove però ero cresciuto fisicamente per cui avevamo deciso con la società di andare a “farmi le ossa” per un anno al Varese».
Una stagione mai iniziata perché in un attimo erano cambiati gli avversari da battere: non arcigni difensori ma poter camminare e frequentare le Superiori. «È stata dura ma ce l’ho fatta grazie alla voglia di tornare al Milan e — afferma — all’affetto della famiglia». Mamma Felicia lavora in un’impresa di pulizie mentre il padre, dopo 25 anni, è da poco disoccupato. «Quando l’ho visto in quella stanza d’ospedale, ho pensato di morire di crepacuore — ricorda commosso papà Alfred — e mi ha salvato solo la fede in Dio. Ho pregato tanto che non morisse: lui è forte come un toro ed è guarito. In questi anni, noi a casa, abbiamo cercato di ridargli il sorriso. Ora gli auguro di superare la mia carriera da calciatore che si è fermata alla serie B ganese e di diplomarsi».
Isaac frequenta il quarto anno delle Superiori e se la cava anche nello studio. «Se non sfondo — continua — almeno ho un titolo di studio ma ora penso al 16 agosto quando andrò in ritiro». Quando pochi giorni fa è arrivata la telefonata di Pierangelo Balzarotti, direttore generale dell’Ardor Lazzate, in casa è stata una grande festa. «Ho pianto e ho detto subito di sì anche se stentavo a credere che dopo tre anni qualcuno si ricordasse di me perché sino a qualche giorno fa mi sono allenato da solo e poi ho ripreso a giocare con i miei amici. Ho capito di star bene quando ho iniziato a rimproverarli perché troppo “teneri” nelle marcature».
Isaac però ieri si è emozionato di nuovo. «I miei ex compagni del Milan mi hanno fatto gli auguri per il ritorno in campo e a loro ho promesso di tornare più forte di prima».
Compagno di Gigio «Ho sempre fatto tante reti ma segnare a Donnarumma era davvero difficilissimo»