Da Miss Padania alle cure psichiatriche La parabola di Alice. I genitori: curatela
La decisione del giudice dopo lo stalking agli ex. Il legale: un errore, non è pazza
Per capire Alice Grassi si può partire da Facebook. Il suo profilo è un guscio vuoto, l’ultimo post è del marzo di 6 anni fa. Ci sono solo due foto: una con la fascia di Miss Padania, la più bella della Lega nel lontano 2003, quando aveva 18 anni. L’altra non è pubblicabile, con due mini cerotti che non riescono a coprirle i seni. È stata scattata qualche anno dopo, quando ballava nei locali notturni, cubista nelle discoteche del Bresciano.
Alice adesso è a Iseo, ospite in un Spdc, che sta a indicare il Servizio psichiatrico di diagnosi e cura dell’Asl. È lì da un mese, da quando il gip Paolo Mainardi ha deciso di revocarle dopo 4 mesi la custodia in carcere e disporre invece il ricovero in un Rems, una «residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza». Quando si libererà un posto, la reginetta incoronata da Umberto Bossi entrerà in un ex manicomio giudiziario. Un perito ha stabilito che «la dipendenza da droga e alcol» la rende pericolosa.
La parabola della miss inizia e si chiude con un paio di tacchi. Quelli che la innalzano tra le dee del Carroccio e quelli che invece lo scorso marzo ha provato a scagliare contro i carabinieri intervenuti per proteggere il suo ex fidanzato, aggredito a Paratico, un borgo sulle rive del lago d’Iseo. L’anno prima aveva fatto lo stesso con un altro ex. Si era presentata davanti alla gioielleria di famiglia del ragazzo, in centro a Chiari, «armata» di un cavatappi, aveva danneggiato muri e arredi, poi era fuggita in scooter, aveva investito un passante e se l’era presa con un brigadiere. Condannata a 10 mesi per stalking, pena sospesa.
Alice, un diploma da estetista, sognava, come disse davanti al senatùr, di «lavorare