COSÌ INTERNET METTE A RISCHIO LA NOSTRA DEMOCRAZIA
Se i cittadini si informano sempre di più sui siti che riportano news non verificate avranno opinioni falsate. I grandi operatori del web se ne approfittano senza pensare alle conseguenze
La democrazia liberale rappresentativa e le sue antenate, forme di governo varie che nei secoli ne hanno determinato la genealogia, sono potute crescere solo perché i cittadini s’informavano leggendo le gazzette; queste ne lastricano la strada, a volte dritta e piana, spesso tormentata, talvolta macchiata del sangue, di chi l’ha voluta e di chi l’ha osteggiata.
La democrazia ha bisogno, come dell’aria, di una stampa i cui padroni ultimi siano i lettori. Non a tutti i giornali, certo, s’addice tale qualifica, ma finché c’è una stampa di qualità, forte e libera, la democrazia vera, che abbisogna di elettori informati, vive bene.
Essa però non è uno stato di natura: difficilmente nasce, è ancor più difficile che duri, senza decadere. Per questo la situazione della stampa desta ovunque gravi preoccupazioni. In tutto il mondo i cittadini formano le proprie opinioni sempre più su Internet, attraverso fonti spesso non verificate. Tratto costante di tali fonti è la gratuità; mentre il tratto costante dell’informazione di qualità, come di ogni cosa di qualità, è di costare, e tanto.
Al modello che preveda forme di pagamento per rendere sostenibile l’informazione di qualità si oppongono i potentissimi operatori che stanno sopra tutti, gli Over the Top, o Ott: Apple, Google e Facebook pubblicano sui siti, o fanno transitare sui dispositivi, notizie e commenti per cui i giornali sopportano costi ingenti (si pensi ai servizi dalle zone di guerra), senza nulla riconoscere alla testata che li produce. Di più, essi corredano quelle notizie di pubblicità, «profilata» su misura del lettore, incassando somme che tengono per sé, senza nulla retrocedere al giornale che quei contenuti ha prodotto. Essi dunque, non contenti di succhiare linfa vitale alla stampa, «espellono» dal sistema informazione di qualità, sostituendola con informazione scadente.
È facile per un Donald Trump accusare la stampa di inventarsi fake news, cui egli sarebbe costretto a reagire con gli alternative facts.
I cittadini sono male, e meno, informati; i giornali non riescono a darsi un modello di business adatto alla nuova realtà, cioè a incassare abbastanza da far ancora bene il proprio lavoro. Il colpevole, o meglio il responsabile, è, come in certi gialli, simpatico, colto, moderno, ricco, insospettabile: il «signor Ott». Di più, egli non ha quasi presenze fisiche nei Paesi in cui lavora, mentre il sistema fiscale, ovunque, tassa i profitti nel luogo di «produzione»; tale «incorporeità» fa degli Ott i maggiori evasori fiscali del mondo. Non paghi di negare le tasse sui redditi allo Stato, gli Usa, che in ogni modo li protegge nel mondo, ovunque essi le eludono ed evadono, finendo per pagare a tale titolo frazioni infinitesime dei profitti. In tal modo essi tolgono agli Stati risorse indispensabili per il loro funzionamento; ne soffre per prima la spesa sociale, il che ulteriormente sfilaccia il tessuto civile colpendo un’opinione pubblica meno informata.
Dovremmo aggiungere Amazon che, dopo aver semidistrutto le librerie, fa di molti negozi dei semplici camerini, ove provare vestiti e scarpe che poi potremo comprare online. E così decadono quei negozi che sono parte integrante del tessuto sociale delle nostre città. Questi simpatici Ott, che via via assumono il volto di chi sta avvelenando la democrazia, almeno come la conosciamo noi, cominciano anche a litigare per spartirsi il bottino. Giorni fa il Corriere intervistava un dirigente di Google che, sotto accusa nella Unione Europea per aver approfittato della propria dominanza per imporre i siti a lei collegati, ha duramente attaccato Apple, rea di star distruggendo interi settori industriali, con un iPhone che è insieme telefono, orologio, macchina fotografica, videocamera, agenzia di viaggi, giornale appunto e via con tutti i prodotti spiazzati, o distrutti, dalle «App».
Non si sa quale sia il rimedio, ma il rischio è chiaro. Queste comodità, oltre a renderci più semplice la vita, ottundono la nostra sensibilità al fatto che quel bene raro, fragile e prezioso che è la nostra democrazia, è in pericolo di vita; tale non era certo l’intenzione di chi ha così radicalmente mutato le nostre vite, ma che possa esserne l’esito, è probabile. Solo il cambiamento dura per sempre.