LA MEDIOCRITÀ AGGRESSIVA E L’ATTACCO AI VITALIZI
Caro direttore, nella storia dell’umanità quasi sempre la mediocrità quando ha raggiunto temporaneamente il potere ha offeso la qualità con le armi tipiche di ogni stagione. La violenza di queste armi è stata sempre diversa a secondo delle epoche. Nella stagione della globalizzazione e della finanziarizzazione dell’economia internazionale la mediocrità non poteva che usare l’arma dell’impoverimento. E lo farà prima o poi nei riguardi di tutti secondo una logica, naturalmente anch’essa mediocre, di essere tutti più eguali nella povertà. Così facendo forse la mediocrità pensa di mettersi al passo con la qualità.
Ciò che è accaduto in questi giorni sulla questione dei vitalizi parlamentari ripete con le armi finanziarie una violenza antica contro la classe dirigente del passato che ha trasformato l’Italia in uno dei più grandi Paesi industrializzati difendendo sempre le libertà e la democrazia prima dall’analfabetismo di massa, poi dalla miseria, poi dalle disuguaglianze sociali ed infine dal terrorismo di destra e di sinistra.
Naturalmente stando nella stagione della mediocrità la violenza si è anche tinta di comicità nella contesa tra l’onorevole Luigi Di Maio, novello Enrico Berlinguer, e Matteo Richetti, novello Aldo Moro (absit iniuria verbis) che si contendevano la paternità
della stupida violenza.
Noi abbiamo sempre difeso il Parlamento e la sua sovranità e continueremo a farlo perché lo paragoniamo alla salute che si apprezza solo quando non c’è più ma è doveroso per quella classe politica repubblicana che ha costruito l’Italia dare la giusta lettura di quanto è avvenuto. Chi oggi ha l’onore di sedere sugli scanni dove sono stati seduti De Gasperi e Togliatti, Nenni e Moro, Malagodi, La Malfa ed Almirante e tantissimi altri uomini di azione e di pensiero avverte la propria diversa statura,
la patisce e reagisce con il vilipendio non delle persone ma della stessa funzione legislativa di cui dovrebbero andare orgogliosi sempre quando sapessero onorarla in un dibattito argomentato e senza urla.
Una così alta funzione senza vincolo di mandato la si onora anche con quelli che vengono chiamati privilegi mentre sono solo garanzie minime di libertà dai bisogni presenti e futuri per quanti, eletti e non nominati, rappresentano il popolo sovrano (uno dei ministri della Prima Repubblica nullatenente oggi è anziano, non parla, non deambula ma comprende tutto con una dignità antica).
Spiace dirlo a chi come noi ha speso una vita per il Parlamento consumando, come tanti, anche la propria salute ma è molto probabile che la consapevolezza della propria inadeguatezza abbia spinto la maggioranza dei deputati a vilipendere finanche se stessi e la propria funzione nel tentativo disperato di vedersi superiori o almeno uguali a quelli del passato che hanno costruito e difeso, spesso persino con la vita, la Repubblica italiana.
La tenera comprensione verso la rumorosa mediocrità è d’obbligo, in verità un po’ meno per quanti, per codardia o per convenienza, sono rimasti in silenzio.
Confronto Serve più rispetto da parte di chi oggi siede dove sono stati De Gasperi e Togliatti Complesso La consapevolezza della propria inadeguatezza spinge spesso al vilipendio