Laureati via dal Sud: 200 mila in meno
L’analisi Svimez: in 15 anni emigrate in totale 1,7 milioni di persone, a fronte di un milione di rientri
ROMA Nel 2016 il Mezzogiorno è cresciuto più del Centro Nord, ma si tratta di un risultato una tantum. Il divario tra le due Italia non cessa di crescere. Agli attuali ritmi, il meridione recupererà i livelli di prodotto interno lordo pre crisi solo nel 2028, 10 anni dopo il Centro-Nord. Nel frattempo il Sud continuerà a spopolarsi e a invecchiare. «Negli ultimi 15 anni - si legge nelle anticipazioni del Rapporto Svimez presentate ieri - la popolazione meridionale, al netto degli stranieri, è diminuita di 393 mila unità, mentre è aumentata di 274 mila nel Nord. Nello stesso periodo sono emigrati dal Sud 1,7 milioni di persone, a fronte di un milione di rientri, con una perdita netta di 716 mila: nel 72,4% dei casi sono giovani entro i 34 anni, 198 mila sono laureati». Il Sud, osserva l’Associazione Svimez, «non è più un’area giovane, né tanto meno il serbatoio di nascite del resto d’Italia».
Eppure qualche segnale che le cose potrebbero cambiare c’è, purtroppo però a macchia di leopardo. Nel 2016 il Sud, dicevamo, ha visto un aumento del Pil maggiore del resto d’Italia: +1% contro +0,8%. E la regione italiana che è cresciuta di più è stata la Campania, con un +2,4%. Risultato che «giunge al termine di un triennio, dal 2014 al 2016, tutto all’insegna di dati positivi - scrivono gli economisti dell’Associazione per lo sviluppo del Mezzogiorno -. In Campania un ruolo trainante l’ha svolto l’industria», aiutata da servizi e turismo. Una spinta è arrivata dai Contratti di sviluppo promossi dal governo. Anche la Basilicata continua ad andare bene (+2,1% nel 2016). Stesso discorso per la Calabria (+0,9). Per la prima volta in Sardegna torna il segno positivo (+0,6). In frenata, invece, la Puglia (+0,7) per via dell’agricoltura colpita da siccità e maltempo, e la Sicilia (+0,3). Male l’Abruzzo (-0,2).
In ogni caso, il 2016 non si ripeterà. La Svimez prevede che quest’anno e nel 2018 il Sud crescerà meno del Centro Nord: 1,1% contro 1,4 nel 2017 e 0,9% contro 1,2 nel 2018. Se poi, per sventura, il governo non dovesse riuscire a disinnescare le «clausole di salvaguardia» relative all’aumento delle aliquote Iva per circa 15 miliardi nel 2018, «l’impatto più negativo» si avrebbe al Sud, con una perdita di mezzo punto del Pil nel prossimo biennio. Aumentano le distanze anche con l’Europa: «Nel quindicennio 2001-2016 la caduta del Pil cumulato al Sud è stata del 7,2%, a fronte di una crescita del 23,2% nell’Ue a 28». E cresce la diseguaglianza: «Nel 2016 circa 10 meridionali sul 100 sono in condizioni di povertà assoluta (6 nel Centro-Nord)».