Lovato, mago dei calchi in gesso «Il mio mondo pensato a mano»
Con le mani in pasta Guerrino Lovato, autore dei calchi utilizzati nel progetto alla Fenice, nel suo laboratorio di Venezia mentre lavora la creta (foto di Luca Bergamin)
edere per la prima volta sulla scena, protagonisti, tutti i miei calchi usati per la ricostruzione della Fenice, è stata un’emozione. Sono grato a Plessi per averli tirati fuori dall’oblio e valorizzati. Mi ha stupito molto che un’artista che si occupa di video e usa la tecnologia sia rimasto stregato dal mondo pensato a mano, da quell’ornato che è sempre parso un po’ un eccesso stilistico. Forse, probabilmente per troppo affetto, io non li avrei incapsulati in imbracature verticali». Guerrino Lovato, 59 anni, è un artigiano sincero, dice subito quello che pensa sin da quando si presenta, in panciotto colorato e sandali di gomma impolverati, all’appuntamento sul molo della Pescheria di Venezia, proprio sotto il tondo di quella lingua dedicato trent’anni di vita (250 sono raccolte nel Museo di Palazzo Corielli a Malo). La sua bottega denominata MondoNovo è stata la fucina di quei volti enigmatici, conturbanti che hanno contribuito a rendere famoso il Carnevale veneziano. «Cominciammo l’anno precedente la nascita di quella manifestazione; realizzavamo modelli in terracotta per le maschere che poi ricoprivamo di gesso per i calchi, pressando successivamente all’interno la cartapesta. Ci occupammo anche dell’allestimento scenografico di alcuni Carnevali milanesi. La prima grande committenza internazionale furono due presepi per il Comune di Parigi la cui voce narrante apparteneva a Marcello Mastroianni».
Nei 90, Lovato e i suoi artigiani hanno forgiato un Cristo alto sei metri richiesto da Papa Wojtyla, immense tele per manifestazioni equestri, murales in ceramica, e si sono occupati della ricostruzione in stile Romanov di 200 metri quadrati di ornati dei soffitti nelle sale di rappresentanza del Cremlino. «Le esperienze che ricordo con più simpatia sono i rifacimenti in stile neo classico dell’appartamento privato di Givenchy a Parigi, con lo stilista che si sedeva dietro di me a guardarmi mentre lavoravo col pennellino. E la consulenza artistica fornita in qualità di direttore dei lavori del Casinò The Venetian di Las Vegas. Insieme ai modelli delle tigri che saltavano… addosso ai visitatori della mostra che Palazzo Grassi dedicò a Dalí nel centenario della sua nascita».
L’opera iconica di Lovato è senza dubbio la Fenice, che ha contribuito a far rinascere dalle ceneri dell’incendio, ricostruendo le sculture e i rilievi della cavea. «Non esistevano disegni, modelli o calchi, perciò non potetti che basarmi sulle fotografie del teatro e le misurazioni nella nuova cavea l’allora sindaco Cacciari si impuntò affinché la Fenice fosse rifatta come era. Mi diedero tempi strettissimi, un anno. Facemmo tutto a mano».
Cosmopolita