Corriere della Sera

Musica d’alta quota nella rassegna di Verbier tra Strauss e talenti under 30

- Giuseppina Manin

Musica d’alta quota tra verdi vallate e mucche a zampa libera, il Festival di Verbier, in Svizzera, è la fresca eccezione alla regola estiva dei festival di pianura. Festival di giovani, di sportivi, di intenditor­i musicali, Verbier è diventata una rassegna di riferiment­o della classica, capace di unire a un ricco cartellone, masterclas­s e un’Accademia per talenti under 30. A guidare negli ultimi 9 anni le sue due orchestre Charles Dutoit, a cui da 2018 dovrebbe succedere Valery Gergiev. E con Dutoit il festival ha preso il via con Salome di Strauss, versione concertist­ica, star una straordina­ria Gut-Brin Barkmin. Esauriti i 1.700 posti della Salle Combins, atmosfera informale, molte scarpe da trekking, utili anche in caso di pioggia. Gli scrosci che si abbattono sulla tensostrut­tura sede degli eventi serali, la fanno crepitare così forte da coprire in parte musica e canto. Salome aveva appena ottenuto la testa di Jochanaan, che si è scatenata l’ira del cielo, disturband­o l’esecuzione. E tuoni han fatto scattare l’annuncio che il concerto di Gábor Takács Nagy con András Schiff era «sospeso per temporale». Comunque grande entusiasmo e grande ritorno economico: i 35 milioni d’impatto sulla regione. Un vero auditorium si impone, ma autorità cantonali e sponsor fanno orecchie da mercante. Peccato. Verbier è un festival con le carte in regola. Gli manca solo una degna sede.

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Insieme Un gruppo di musicisti a Verbier

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