Musica d’alta quota nella rassegna di Verbier tra Strauss e talenti under 30
Musica d’alta quota tra verdi vallate e mucche a zampa libera, il Festival di Verbier, in Svizzera, è la fresca eccezione alla regola estiva dei festival di pianura. Festival di giovani, di sportivi, di intenditori musicali, Verbier è diventata una rassegna di riferimento della classica, capace di unire a un ricco cartellone, masterclass e un’Accademia per talenti under 30. A guidare negli ultimi 9 anni le sue due orchestre Charles Dutoit, a cui da 2018 dovrebbe succedere Valery Gergiev. E con Dutoit il festival ha preso il via con Salome di Strauss, versione concertistica, star una straordinaria Gut-Brin Barkmin. Esauriti i 1.700 posti della Salle Combins, atmosfera informale, molte scarpe da trekking, utili anche in caso di pioggia. Gli scrosci che si abbattono sulla tensostruttura sede degli eventi serali, la fanno crepitare così forte da coprire in parte musica e canto. Salome aveva appena ottenuto la testa di Jochanaan, che si è scatenata l’ira del cielo, disturbando l’esecuzione. E tuoni han fatto scattare l’annuncio che il concerto di Gábor Takács Nagy con András Schiff era «sospeso per temporale». Comunque grande entusiasmo e grande ritorno economico: i 35 milioni d’impatto sulla regione. Un vero auditorium si impone, ma autorità cantonali e sponsor fanno orecchie da mercante. Peccato. Verbier è un festival con le carte in regola. Gli manca solo una degna sede.