Corriere della Sera

Ferrari, tentazione baby Il predestina­to Leclerc punta al posto di Kimi

Il giovane del vivaio: «Sono pronto, datemi una chance»

- Flavio Vanetti

DAL NOSTRO INVIATO

Con nel cuore il ricordo di Jules Bianchi e del padre scomparso a giugno («Dall’alto mi segue e mi aiuta»), Charles Leclerc, 19 anni, monegasco, pilota della Ferrari Driver Academy, continua il suo corso accelerato per diventare campione. «Calma. Nella mia carriera ho sempre seguito la logica del passo dopo passo. Adesso provo a vincere il titolo della Formula 2 con la Prema, poi vorrei sbarcare in F1». Altri segni distintivi: buon tennista e calciatore, è figlio di un patito di Senna («Non sono cresciuto nel mito di Michael Schumacher, ma in quello di Ayrton!»), desidera «conoscere Valentino Rossi» e, dato che veste di rosso, ha un certo coraggio nel dichiarare che, tra Vettel e Hamilton, sceglie Lewis «per la sua straordina­ria velocità».

Perché parliamo di lui? Per varie ragioni. La prima si lega al fatto che ieri ha conquistat­o la settima pole di fila. Gli è stata cancellata per un’irregolari­tà tecnica (la colpa è del team), ma ciò non diminuisce il valore della sua straordina­ria stagione. Poi perché c’è un dibattito in corso su uno di tre fratelli «corridori» («Il minore è bravissimo»): se foste un team principal, gli dareste un posto in F1? Charles non ha dubbi: «Lo farei. Io mi sento pronto. Sarei disposto ad attendere ancora un anno? Preferirei di no: se vincessi il campionato di F2, non potrei difendere il titolo; poi aspettare non mi aiuterebbe». Si vuole che a Maranello stiano valutando di salutare Kimi Raikkonen e ingaggiare Leclerc. Ma una notizia di ieri — il rinnovo della partnershi­p per i motori tra Sauber e Cavallino — apre uno scenario forse più praticabil­e: il volante sarebbe quello del team svizzero. «Il grande sogno è rosso, lo ammetto: speriamo che un giorno diventi realtà. Ma valuto tutto, purché sia F1». Indiscrezi­one: una clausola lo sgancerebb­e dall’orbita di Maranello,

l’adrenalina che scaccia perfino la paura». Come Verstappen, ha guidato prima in corsa che su un’auto normale. E sull’onda di Max, Charles surfa insieme ai giovani della nuova generazion­e: «Gli allenament­i virtuali e mentali ci fanno apprendere più velocement­e. E io imparo alla svelta: è un pregio». Nel gruppo, come veterano, ci sarebbe stato pure Jules, morto dopo il terribile incidente del 2014 a Suzuka. Charles pare fratello di Bianchi, tanto gli assomiglia. Ma il legame è prima di tutto interiore. «Aveva dimostrato il suo valore. Non è difficile parlare di Jules: quando lo faccio, ho il cuore gonfio del suo ricordo. Mi ha passato il testimone, in macchina sale anche lui».

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