«Le prediche sono inutili: meglio cercare presto aiuto»
Dormono fino a tardi, svogliati, distratti, cambiano stile di vita e look, accusano malesseri. La brusca svolta deve mettere in allarme la famiglia. «Se non ci sono cause spiegabili allora bisogna intervenire cercando dialogo e collaborazione. Una fase che chiamerei di “aggancio tempestivo”», veste i panni di un genitore Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterapeuta, capo del servizio territoriale dell’ospedale San Carlo di Milano, autore di libri sulle tossicodipendenze. E se non funziona?
«Si devono allora adottare misure quotidiane di “contenimento”. Niente soldi, imporre orari di entrata e uscita, informare gli insegnanti, parlare con gli amici. Se anche questa strategia risulta inefficace, rivolgersi ai servizi senza perdere tempo. Gli specialisti possono riuscire a decodificare la situazione».
La società è incapace di spiegare ai giovani che la droga distrugge? «Lo sanno eccome. Ma la
spiegazione razionale è incorporata in una cultura molto più potente, prevaricante, che genera valori di altro genere». Quali valori?
«Il raggiungimento di altri scopi. Sballo e ritorno, strafarsi e riprendersi, giocare col rischio, sfida. Le droghe sono un mezzo di cui si comprende la negatività, ma prevalgono fini superiori». Le famiglie sono così impotenti?
«Tutti lo siamo se non smontiamo la cultura di cui il ragazzo si nutre. Interventi pietistici, sentimentali, della serie “non farti del male”, “ti prego”, “fallo per noi”, “ti stai rovinando”, non bastano. Aiutiamo i figli a prendere consapevolezza dei limiti anche rifiutandoci di partecipare alla loro autodistruzione. Non dovremmo continuare a dar denaro per finanziare l’acquisto di droga. Il principio è: non c’è vita oltre i confini. Lo scopo è giocare al ribasso e man mano restringere i vincoli». Le campagne antidroga sono fallite, come mai?
«I messaggi terroristici non reggono, anzi sono un incentivo. Le droghe hanno effetti vissuti come positivi ed è questo il muro da abbattere».
I consigli «Servono misure quotidiane di contenimento: pochi soldi, orari, parlarsi»