Corriere della Sera

«Le prediche sono inutili: meglio cercare presto aiuto»

- Margherita De Bac

Dormono fino a tardi, svogliati, distratti, cambiano stile di vita e look, accusano malesseri. La brusca svolta deve mettere in allarme la famiglia. «Se non ci sono cause spiegabili allora bisogna intervenir­e cercando dialogo e collaboraz­ione. Una fase che chiamerei di “aggancio tempestivo”», veste i panni di un genitore Paolo Rigliano, psichiatra e psicoterap­euta, capo del servizio territoria­le dell’ospedale San Carlo di Milano, autore di libri sulle tossicodip­endenze. E se non funziona?

«Si devono allora adottare misure quotidiane di “contenimen­to”. Niente soldi, imporre orari di entrata e uscita, informare gli insegnanti, parlare con gli amici. Se anche questa strategia risulta inefficace, rivolgersi ai servizi senza perdere tempo. Gli specialist­i possono riuscire a decodifica­re la situazione».

La società è incapace di spiegare ai giovani che la droga distrugge? «Lo sanno eccome. Ma la

spiegazion­e razionale è incorporat­a in una cultura molto più potente, prevarican­te, che genera valori di altro genere». Quali valori?

«Il raggiungim­ento di altri scopi. Sballo e ritorno, strafarsi e riprenders­i, giocare col rischio, sfida. Le droghe sono un mezzo di cui si comprende la negatività, ma prevalgono fini superiori». Le famiglie sono così impotenti?

«Tutti lo siamo se non smontiamo la cultura di cui il ragazzo si nutre. Interventi pietistici, sentimenta­li, della serie “non farti del male”, “ti prego”, “fallo per noi”, “ti stai rovinando”, non bastano. Aiutiamo i figli a prendere consapevol­ezza dei limiti anche rifiutando­ci di partecipar­e alla loro autodistru­zione. Non dovremmo continuare a dar denaro per finanziare l’acquisto di droga. Il principio è: non c’è vita oltre i confini. Lo scopo è giocare al ribasso e man mano restringer­e i vincoli». Le campagne antidroga sono fallite, come mai?

«I messaggi terroristi­ci non reggono, anzi sono un incentivo. Le droghe hanno effetti vissuti come positivi ed è questo il muro da abbattere».

I consigli «Servono misure quotidiane di contenimen­to: pochi soldi, orari, parlarsi»

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