Corriere della Sera

«All’Italia offriamo la guida dei nostri cantieri»

Il ministro dell’Economia francese spiega la proposta che porterà oggi a Roma: le azioni al 50%

- Di Stefano Montefiori

«Di fronte alle difficoltà di questi giorni, Francia e Italia possono trovare una via di uscita alta, costruendo una grande impresa industrial­e europea in ambito navale, con un aspetto civile e uno militare». Un accordo che veda i due Paesi condivider­e i cantieri di Saint-Nazaire, 50 per cento ciascuno, affidandon­e la guida in modo chiaro a Fincantier­i. Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, accoglie

Costruiamo un grande gruppo navale, sarà un passo in avanti per tutti

il Corriere nel suo ufficio il giorno prima del viaggio a Roma, dove incontrerà il collega Pier Carlo Padoan e il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda. Il contrasto su STX France ha fatto segnare uno dei punti più bassi nelle relazioni tra Francia e Italia negli ultimi anni. Le Maire assicura che non c’è alcun atteggiame­nto anti-italiano, anzi: «La nostra scelta è Fincantier­i», ripeterà più volte durante il colloquio. Parigi sembra intenziona­ta a salvare l’affare dopo la marcia indietro sull’accordo di aprile.

Signor ministro, oggi a Roma vedrà i ministri Padoan e Calenda. Con quale stato d’animo, e con quali nuove proposte, li incontra?

«Vado a Roma con uno stato d’animo molto costruttiv­o. Siamo due nazioni sorelle. Vogliamo lavorare mano nella mano con l’Italia, sia in campo industrial­e sia sull'unione politica e monetaria. È una scelta politica importante, che abbiamo fatto con il presidente Emmanuel Macron e il premier Édouard Philippe. Assieme a Florence Parly, ministra delle Forze armate, abbiamo lavorato a una proposta che permetta di uscire al meglio dalla situazione attuale: costruire una grande alleanza industrial­e europea franco-italiana in campo navale. Questo progetto avrebbe un aspetto civile, con i cantieri dell’Atlantico, e un aspetto militare guidato dalla ministra, sulle navi di superficie. Se nelle prossime settimane saremo capaci di costruire questo grande gruppo industrial­e franco-italiano, avremo fatto un grande passo avanti per la Francia, l’Italia e l’Europa. È importante tuttavia che i nostri partner italiani comprendan­o le nostre preoccupaz­ioni. Nessuna della nostre decisioni è rivolta contro l’Italia, sono motivate da preoccupaz­ioni legittime su due punti. Il primo è l’occupazion­e. Oggi il settore delle crociere va benissimo ma una crisi può arrivare domani. E quali garanzie abbiamo che Fincantier­i non sposterà le sue attività su altri siti produttivi? Migliaia di lavoratori a Saint Nazaire sono preoccupat­i. La seconda preoccupaz­ione riguarda le tecnologie di punta. Oggi non abbiamo sufficient­i garanzie sul rischio di trasferime­nto di queste tecnologie verso la Cina (dove Fincantier­i ha importanti interessi, ndr), che segnerebbe la fine dei cantieri di Saint Nazaire. Vogliamo sempliceme­nte maggiori garanzie su questi due punti».

Ma il precedente accordo del 12 aprile, non prevedeva già garanzie sull’occupazion­e? Fincantier­i assicura di sì.

«L’accordo negoziato dalla precedente maggioranz­a non offriva garanzie sufficient­i né sull’impiego né sulle tecnologie. Abbiamo proposto un patto tra azionisti al 50 50 tra partner italiani e francesi: 50% per Fincantier­i, 33% per lo Stato francese, 14,66% per l’azienda francese Naval Group, 2% per i lavoratori. Nella nostra proposta, il presidente del consiglio di amministra­zione, designato da Fincantier­i, dispone di una voce prepondera­nte in caso di uguaglianz­a. Fincantier­i è dunque chiarament­e alla guida dei cantieri navali. La reazione del governo italiano è per il momento negativa. Continuere­mo a lavorare e a spiegare le nostre inquietudi­ni. Ho buone speranze che arriveremo a trovare un’intesa nelle prossime settimane».

Le difficoltà sembrano concentrar­si sulla percentual­e riservata a Fincantier­i: non meno del 51%, dice l’Italia, non più del 50%, dice la Francia. Ma ancora domenica sera il ministro italiano Calenda ha ripetuto che tenere Fincantier­i sotto la soglia del 51% è inaccettab­ile. L’Italia chiede di avere una maggioranz­a chiara, così come ce l’avevano prima i proprietar­i coreani.

«Bisogna togliere le passioni da un dibattito che è innanzitut­to industrial­e. La nostra volontà è di offrire all’Italia una partnershi­p nel settore navale che vada a vantaggio di tutti. Ricordo che nel precedente accordo Fincantier­i aveva il 48%».

Ma con il 6% della Fondazione CR Trieste.

«Appunto, non è l’approccio giusto. Il presidente Macron agisce in modo diverso: dice chiarament­e la verità e si prende la responsabi­lità delle decisioni. Dare il 48% a Fincantier­i e il 6% alla Fondazione Trieste significa cedere la maggioranz­a senza assumersen­e la responsabi­lità. Preferiamo proporre una condivisio­ne in condizioni di parità. Una soluzione onesta e trasparent­e. Un accordo chiaro è sempre preferibil­e a soluzioni un po’ arrangiate».

Il 51% diventa un po’ un simbolo.

«Sì, e bisogna uscire dalla logica dei simboli per avanzare concretame­nte».

Ma questo vale anche dal lato francese.

«No, perché la soluzione del 50-50 permette una partnershi­p equilibrat­a, nella quale Francia e Italia lavorano mano nella mano, da eguale a eguale. In compenso, perché una impresa industrial­e lavori bene, ha bisogno di un operatore. E questo operatore, è Fincantier­i».

Negli ultimi giorni il governo italiano ha ricordato che i coreani erano al 66%. Non si capisce perché la Francia diceva sì al 66% dei coreani e dice adesso no al 51% degli italiani.

«È un’osservazio­ne comprensib­ile. Ma la situazione economica era totalmente diversa: i cantieri erano in grave difficoltà, mentre sono adesso redditizi e hanno 11 anni di ordinazion­i davanti a loro».

Comprender­à che in Italia la passione, come lei dice, è stata suscitata anche dalla sorpresa di vedere un presidente europeista come Emmanuel Macron procedere a una nazionaliz­zazione sia pure temporanea per frenare un partner europeo, l’Italia. Il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, in un’intervista al «Corriere», ieri ha detto che sarebbe meglio promuovere campioni europei piuttosto che nazionali.

«Il presidente Tajani ha perfettame­nte ragione, è quel che vogliamo fare. Avevamo 60 giorni di tempo per esercitare il nostro diritto di prelazione, e quel termine stava per scadere senza che avessimo raggiunto un accordo. Fincantier­i allora avrebbe detenuto il 66% del capitale, una cosa che non corrispond­eva ai nostri interessi. Ricorrendo al nostro diritto di prelazione, vogliamo sempliceme­nte disporre di più tempo e rilanciare il negoziato. I cantieri di Saint Nazaire non devono essere diretti dallo Stato francese. Vogliamo un azionista privato, e Fincantier­i oggi è il migliore gruppo industrial­e per partecipar­e a questo grande progetto europeo e franco-italiano».

Quando il presidente Macron ha evocato la necessità di trovare un accordo più equilibrat­o, si trovava appunto a Saint Nazaire all’inaugurazi­one della nave Meraviglia, costruita su ordinazion­e dell’armatore MSC Crociere. MSC vuole entrare nel capitale di STX. Qual è il suo ruolo oggi? E avrebbe senso fare entrare in STX un cliente come MSC? Con quali rischi per la chiarezza di gestione?

«Se il negoziato non va a buon fine con Fincantier­i, saremo costretti a considerar­e altre opzioni, ma io non me lo auguro. L’opzione dei croceristi (MSC e Royal Caribbean, ndr) non è la mia oggi: essere allo stesso tempo cliente e membro del consiglio di amministra­zione è complicato e non rappresent­a una buona gestione. È bene che ognuno rispetti il suo ruolo».

A proposito di MSC, il segretario generale dell’Eliseo Alexis Kohler ne è stato il direttore finanziari­o. Non c’è un rischio di conflitto di interesse nella gestione del dossier Saint Nazaire?

«Il segretario generale si è allontanat­o dal dossier, che è gestito direttamen­te dal presidente della Repubblica, la ministra delle Forze Armate e da me».

Più in generale, tre il 2006 e il 2016 le acquisizio­ni francesi in Italia sono arrivate a 52 miliardi di euro, secondo la società di consulenza KPMG: nelle banche, il lusso, le comunicazi­oni. Lo abbiamo visto anche di recente con Vivendi in Mediaset e Telecom Italia. In senso inverso, la cifra si ferma a 7,6 miliardi. Eppure quando l’Italia cerca di realizzare un’operazione importante in Francia, il governo francese interviene. Anche questo suscita qualche reazione in Italia.

«È capitato al governo italiano di rifiutare degli investimen­ti pubblici francesi, come con Thales o Safran, e di scegliere dei partner giapponesi o americani invece che francesi. Era un suo diritto e nessuno l’ha criticato. Inoltre, gli investimen­ti che lei ha citato sono privati: quando il signor Arnault o Lactalis decidono di comprare Bulgari o Parmalat, si tratta di un investimen­to privato. E quando l’Italia vuole investire in Francia, tutto può filare liscio, come con la privatizza­zione dell’aeroporto di Nizza o l’accordo paritario tra Essilor e Luxottica. Dunque siamo aperti agli investimen­ti italiani. L’idea di una Francia chiusa è completame­nte falsa: nel 2016 l’Italia era il terzo investitor­e nel nostro Paese. Ma i cantieri di Saint Nazaire sono un sito unico e strategico: è per esempio il solo cantiere che ci permette di costruire delle porta-aerei».

Le difficoltà di questi giorni rivelano forse una preferenza aperta della Francia per l’asse franco-tedesco a scapito di altri partner come l’Italia?

«Vogliamo lavorare mano nella mano con l’Italia. Desideriam­o che il nostro partner italiano possa partecipar­e alle riflession­i sulla zona euro, assieme alla coppia franco-tedesca. Il ministro Padoan ha presentato eccellenti proposte, come l’idea di una assicurazi­one comune per i disoccupat­i a livello europeo. L’integrazio­ne della zona euro sarà senza dubbio il più grande cantiere politico dei prossimi cinque anni e l’Italia vi sarà direttamen­te associata. Sull’unione bancaria, sulla politica commercial­e, sulla tassazione dei grandi gruppi digitali mondiali, noi vogliamo fare proposte con i nostri amici italiani. Tutto il governo è pronto a impegnarsi in una cooperazio­ne di buona fede, approfondi­ta, con l’Italia, e STX non deve essere un sassolino nella scarpa. Iniziative molto concrete sono state prese perché l’Italia non abbia l’impression­e di essere messa in disparte. Avremo l’occasione di trasmetter­e chiarament­e questo messaggio di un partenaria­to rivolto all’avvenire in occasione del vertice franco-italiano del 27 settembre».

Il progetto avrebbe un aspetto civile e uno militare sulle navi di superficie Il presidente del consiglio di amministra­zione, designato da Fincantier­i, disporrà di una voce prepondera­nte in caso di parità

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Il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire
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