Corriere della Sera

«L’agente a bordo? Non siamo delatori»

Valerio Neri: restiamo vigili e soprattutt­o indipenden­ti

- di Fabrizio Caccia

Tutto è nato dalla Vos Hestia, la nave di Save the Children. Le segnalazio­ni alla procura di Trapani sul conto della Ong Jugend Rettet sono partite da là. Così è nata l’inchiesta. E sempre a bordo della Vos Hestia, per 40 giorni, è rimasto imbarcato sotto copertura un poliziotto dello Sco che a giugno scorso ha potuto filmare e documentar­e gli strani incontri in mare tra i trafficant­i libici e la nave Iuventa dell’ong tedesca, ora finita sotto sequestro.

Perciò, qual è il suo stato d’animo, Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia?

«Preoccupat­o, direi, soprattutt­o dal fatto che si possa pensare oggi ad una esagerata vicinanza, a una non vera indipenden­za di Save the Children dal governo italiano, dopo la firma da parte nostra a differenza di altri del Codice di Condotta delle Ong».

Che vuole dire, più precisamen­te? Teme, forse, che si possa pensare che abbiate fatto la spia sul conto della nave Iuventa?

«Già, proprio così. Perché questo non è vero. Save the Children non c’entra niente».

Ma non sono partite dalla nave Vos Hestia le segnalazio­ni all’autorità giudiziari­a?

«Sì, ma è stato il personale tecnico della nave, cioè gli addetti alla security, al salvataggi­o, a farle. Ma loro non sono di Save the Children, loro fanno parte dell’equipaggio che noi affittiamo in blocco, compreso il comandante. Il costo complessiv­o per il soccorso ai migranti è di 14 mila euro per ogni giorno di navigazion­e, 8 milioni di euro per due anni, budget gestito direttamen­te dalla sede di Londra. Il nostro staff umanitario, invece, è composto solo da medici, psicologi, assistenti all’infanzia...».

E lo staff umanitario, mentre quelli della Iuventa s’intrattene­vano con i trafficant­i, non si è accorto di niente? Ha chiuso gli occhi?

«Il nostro personale, quando ci si avvicina ai barconi con la gente da salvare, si preoccupa delle medicine, dell’acqua, di tante cose. Ma di sicuro non chiude mai gli occhi».

Vuole dire che se fosse stato uno di voi a notare quegli strani comportame­nti dei tedeschi sulla nave vicina avrebbe fatto la stessa cosa? Li avrebbe denunciati?

«Si sarebbe sicurament­e aperta una procedura, la segnalazio­ne sarebbe arrivata alla sede centrale di Londra che avrebbe cercato dei riscontri, fino a rendere pubblica la cosa. Come ha fatto la polizia italiana, del resto».

A proposito: sapevate dell’agente sotto copertura?

«Assolutame­nte no! E infatti, emotivamen­te parlando, adesso ci fa molto strano. È una cosa che non ti aspetti. Però tutto sommato bene così, no? Il poliziotto dello Sco ha potuto vedere da vicino come lavoriamo. Con la massima trasparenz­a».

E dei tedeschi, che cosa pensa?

«Io non li conosco personalme­nte, ma penso le stesse cose che ha detto il procurator­e di Trapani: ragazzi in buona fede, che spinti dalla voglia di fare possono aver agito non correttame­nte, ma dubito che abbiano interessi economici. Salvare la gente in mare è un lavoro difficile, pericoloso, pesante. Si può fare solo se si possiede nel Dna un grande spirito umanitario».

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy