Dagli Agnelli ai Getty, in vacanza ci si veste ancora alla marinara
Viaggio nelle case di grandi protagonisti, oggi divenute hotel di lusso
(Inge Schönthal Feltrinelli/LUZ)
Da sinistra Gianni, Susanna, Virginia e Umberto, Clara e Maria Sole Agnelli (Contrasto) ultima frontiera del lusso? Dormire in casa d’altri. Non in virtù di un libero scambio di chiavi, alla base del successo di CouchSurfing (la rete d’ospitalità con il maggior numero di utenti web), bensì ospiti paganti in quelle residenze fino a ieri inaccessibili, proprietà di stelle dell’arte, della cultura, dell’industria. Ville, tenute, castelli in contesti d’eccezione, trasformati in relais e che hanno qualcosa in più: avere conservato intatti (o quasi) il gusto, gli oggetti, il carattere di chi li ha abitati. E amati.
Come Villa Costanza a Forte dei Marmi, oggi Augustus Lido, per trent’anni succursale vacanziera di casa Agnelli e cornice delle lunghe estati di Vestivamo alla marinara. Nel 1969, per 200 milioni di lire, l’Avvocato la vende al re dell’hôtellerie Nino Maschietto «a cancelli chiusi», con dentro arredi e ricordi. I bagni di mare sulla spiaggia privata, collegata alla dimora fin de siècle dall’unico sottopasso di tutta la Versilia, con l’hangar per l’idrovolante trainato in secca dai buoi apuani. Le merende nell’ombroso giardino sui lunghi tavoli in travertino e mosaico porporino. Lo sciame di amici, parenti, domestici nei salotti di asciutta eleganza, in stile Agnelli, e nelle grandi stanze, dalle tappezzerie floreali Sanderson e dai pavimenti in maioliche di Vietri, che videro amoreggiare la madre Virginia, fresca di vedovanza, con Curzio Malaparte e una giovane Suny con «il grande dandy» Raimondo Lanza di Trabia. Momenti felici e no. Come il giorno in cui il padre Edoardo, partito dal Forte in idrovolante, perse la vita decapitato dall’elica nell’ammaraggio a Genova.
Contrasti pure intorno al buen retiro di un’altra dinastia imprenditoriale, i Feltrinelli. Che a Gargnano sul Garda commissionano a fine Ottocento ad Alberico Barbiano di Belgioioso uno scenografico castelletto neogotico con giardino all’italiana come rifugio dall’afa milanese. Residenza di Mussolini durante la Repubblica di Salò, poi piattaforma di propaganda politica con l’intellettuale guerrigliero Giangiacomo, quindi luxury hotel, Villa Feltrinelli (che in cucina brilla con le due stelle Michelin di Stefano Baiocco) ha mantenuto inalterata l’avvolgente atmosfera di dimora privata. Con ambienti dall’eleganza decadente, quasi viscontiana, e arredi originali: i lampadari di Murano, A Forte dei Marmi la dimora degli industriali torinesi; sul Garda, le memorie dei Feltrinelli le vetrate policrome, i soffitti in legno intagliato, le boiserie, gli affreschi, gli specchi veneziani, le scalinate in marmo lavorato. Al loro posto anche le foto di famiglia. Come quella con Giangiacomo e Alberto Moravia che si sfidano a scacchi in una partita bordo lago.
Nessun bianco e nero racconta invece delle villeggiature sul litorale romano del magnate e collezionista americano Jean Paul Getty che, nel 1960, con la complicità di Federico Zeri, trasforma in casa-museo la secentesca dépendance del castello Orsini a Palo Laziale, oggi La Posta Vecchia. Una dimora a picco sul mare, in un parco da sogno, che si riempie di mobili rinascimentali e arazzi fiamminghi provenienti da chiese, conventi, dimore principesche. Come un sontuoso talamo appartenuto ai granduchi di Toscana, in cui ha il privilegio di sognare chi sceglie, appunto, la Suite Medici. E poiché, come si dice, piove sempre sul bagnato, i restauri restituiscono al vecchio tycoon pure mosaici, marmi, vasi di una villa romana del II sec. d.C. che vanno a formare un museo a sé nel seminterrato. Nei primi anni Ottanta la dimora passa a Roberto Sciò, patron del Pellicano di Porto Ercole, che non sposta di un millimetro le preziose raccolte d’arte, facendo de La Posta Vecchia, secondo Condè Nast, uno dei cento indirizzi più esclusivi al mondo.