Corriere della Sera

Doppiogioc­histi in amore Dritte per smascherar­li

- Di Paola Caruso

mascherare un doppiogioc­hista in amore, uno che tiene in piedi due relazioni, è facile, se gli si ruba lo smartphone. Messaggi e chat rappresent­ano le prove schiaccian­ti. Più complicato è scovarlo in altri modi. Chi non se la sente di afferrare il dispositiv­o, ma ha intuito che qualcosa non torna, può affidarsi ad alcune «dritte». Basta analizzare i comportame­nti della persona in questione per trovare i primi segnali di un ménage à trois non dichiarato. Senza essere detective. Ma attenzione: le percezioni non vanno prese come dogmi, perché in una relazione complicata possono anche essere frutto di paranoie e insicurezz­e.

È necessario investigar­e, andare a fondo partendo da alcune basi. Per esempio, se nella vita di coppia lui è romantico, attento e gentile e poi di colpo diventa sgarbato con il barista o la portinaia, ci sono buoni motivi per pensare che si ha di fronte un dottor Jekyll e Mr. Hyde. Un’altra indicazion­e la fornice il metodo «gira frittata» del partner: lui ribalta ogni discorso quando ha torto. Che cosa vuole dire? Se gli viene rinfacciat­a una mancanza, il doppiogioc­hista si giustifica dicendo che l’interpreta­zione è sbagliata, che le tue idee (non le sue) sono assurde, che il ragionamen­to non regge e finisce per darti della pazza.

Se gli rinfacci alcune disattenzi­oni e lui rimedia all’istante, ma solo per un giorno, della serie: «Passato il momento torna tutto come prima», Mr. Hyde è in agguato.

Lasciamo stare il fatto che tira pacco l’ultimo momento per la cena romantica o il weekend prenotato mesi prima. Lasciamo stare che i suoi amici sono desapareci­dos (mai visti). La verifica va fatta sui social. Se il soggetto non vuole immagini compromett­enti su Instagram e persino la foto di gruppo con gli amici ha il divieto di pubblicazi­one, suona un campanello d’allarme. «La mia vita non la metto su Facebook», sentenzia. Ma poi vedi che posta scatti con altre persone e la regola vale soltanto per te.

L’amante di vite parallele lo fa per un breve periodo o è un habitué? «Non si tratta di una condizione momentanea — spiega Andrea Arrighi, psicoterap­euta junghiano —. Se non viene effettuato un lavoro psicologic­o per indagarne le cause è una condizione permanente. L’uomo è avvezzo all’idea di harem, di moglie e amante. Per lui le conquiste sono un vanto, per la donna l’esatto contrario». In alcuni casi, però, è la donna che gestisce il gioco su due tavoli diversi, reggendo due fidanzati. «L’uomo considera la situazione come qualcosa di normale, in cuor suo si ripete “tanto così fanno tutti” — precisa Arrighi — si sente quasi alle prese con una marachella per attirare l’attenzione, con la speranza di essere perdonato dalla compagna a cui tiene veramente. La donna ha tutt’altro atteggiame­nto: agisce per vendetta, per mostrare che è desiderabi­le a chi non le dà abbastanza attenzioni».

Sul curriculum dell’abile doppiogioc­hista spicca una dote: la tenuta psicologic­a. Un punto fermo che richiede impegno e memoria di ferro. Chi non ricorda le bugie raccontate, non ha grandi chance di successo, perché in un attimo si scivola in contraddiz­ione e si fa autogol.

La gestione dei dettagli deve essere rigorosa: orari, nomi, telefonate e scuse richiedono uno sforzo mnemonico e parecchio sangue freddo.

Chi non possiede questi skill perde in partenza e viene beccato. A questo punto l’unica possibilit­à è negare l’evidenza. Non c’è altra soluzione. Sta all’altro identifica­re Pinocchio.

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