Doppiogiochisti in amore Dritte per smascherarli
mascherare un doppiogiochista in amore, uno che tiene in piedi due relazioni, è facile, se gli si ruba lo smartphone. Messaggi e chat rappresentano le prove schiaccianti. Più complicato è scovarlo in altri modi. Chi non se la sente di afferrare il dispositivo, ma ha intuito che qualcosa non torna, può affidarsi ad alcune «dritte». Basta analizzare i comportamenti della persona in questione per trovare i primi segnali di un ménage à trois non dichiarato. Senza essere detective. Ma attenzione: le percezioni non vanno prese come dogmi, perché in una relazione complicata possono anche essere frutto di paranoie e insicurezze.
È necessario investigare, andare a fondo partendo da alcune basi. Per esempio, se nella vita di coppia lui è romantico, attento e gentile e poi di colpo diventa sgarbato con il barista o la portinaia, ci sono buoni motivi per pensare che si ha di fronte un dottor Jekyll e Mr. Hyde. Un’altra indicazione la fornice il metodo «gira frittata» del partner: lui ribalta ogni discorso quando ha torto. Che cosa vuole dire? Se gli viene rinfacciata una mancanza, il doppiogiochista si giustifica dicendo che l’interpretazione è sbagliata, che le tue idee (non le sue) sono assurde, che il ragionamento non regge e finisce per darti della pazza.
Se gli rinfacci alcune disattenzioni e lui rimedia all’istante, ma solo per un giorno, della serie: «Passato il momento torna tutto come prima», Mr. Hyde è in agguato.
Lasciamo stare il fatto che tira pacco l’ultimo momento per la cena romantica o il weekend prenotato mesi prima. Lasciamo stare che i suoi amici sono desaparecidos (mai visti). La verifica va fatta sui social. Se il soggetto non vuole immagini compromettenti su Instagram e persino la foto di gruppo con gli amici ha il divieto di pubblicazione, suona un campanello d’allarme. «La mia vita non la metto su Facebook», sentenzia. Ma poi vedi che posta scatti con altre persone e la regola vale soltanto per te.
L’amante di vite parallele lo fa per un breve periodo o è un habitué? «Non si tratta di una condizione momentanea — spiega Andrea Arrighi, psicoterapeuta junghiano —. Se non viene effettuato un lavoro psicologico per indagarne le cause è una condizione permanente. L’uomo è avvezzo all’idea di harem, di moglie e amante. Per lui le conquiste sono un vanto, per la donna l’esatto contrario». In alcuni casi, però, è la donna che gestisce il gioco su due tavoli diversi, reggendo due fidanzati. «L’uomo considera la situazione come qualcosa di normale, in cuor suo si ripete “tanto così fanno tutti” — precisa Arrighi — si sente quasi alle prese con una marachella per attirare l’attenzione, con la speranza di essere perdonato dalla compagna a cui tiene veramente. La donna ha tutt’altro atteggiamento: agisce per vendetta, per mostrare che è desiderabile a chi non le dà abbastanza attenzioni».
Sul curriculum dell’abile doppiogiochista spicca una dote: la tenuta psicologica. Un punto fermo che richiede impegno e memoria di ferro. Chi non ricorda le bugie raccontate, non ha grandi chance di successo, perché in un attimo si scivola in contraddizione e si fa autogol.
La gestione dei dettagli deve essere rigorosa: orari, nomi, telefonate e scuse richiedono uno sforzo mnemonico e parecchio sangue freddo.
Chi non possiede questi skill perde in partenza e viene beccato. A questo punto l’unica possibilità è negare l’evidenza. Non c’è altra soluzione. Sta all’altro identificare Pinocchio.