Corriere della Sera

E arrivò l’anno della capretta

- Di Costanza Rizzacasa d’Orsogna

ats of Instagram? No, Goats of Instagram. Il social conferma: è l’anno della capra. Più di un milione i post dedicati, e crescono ogni giorno. Lontani ancora da sua maestà il gatto, ma le capre, si sa, sono agguerrite, e uno dei video più visti, su YouTube, è di un pigiama party per caprette. Ci sono poi le capre al mare, che imparano il surf; al guinzaglio in città; vestite da paggetti o damigelle per compleanni e matrimoni. E dove vai se non hai mai giocato a Twister con una capra sulla schiena?

La più famosa è la nana nigeriana, che grazie alle ridotte dimensioni è aumentata come animale domestico, negli USA, del 7,5% in due anni. Anche i giornali sembrano impazziti. Se il WaPo ha dedicato più di un reportage allo yoga con le capre (goga), follia nata nell’Oregon, dove i corsi presso la fattoria di Lainey Morse hanno una lista d’attesa di migliaia, il New York Times intervista Party Goats L.A., che affitta Spanky e Pippin a $75 l’ora. «Capre vive per ogni occasione!», gridano su Facebook, come fossero oggetti. Perché dietro le capre ci sono tanti soldi.

Così al goat yoga cede anche Goats of Anarchy, rifugio da 500mila follower che le salva da torture ed abbandoni. Perché che ne sarà di tutte quelle capre dopo che la mania sarà passata? Com’è grottesco questo trend che mentre espande la definizion­e di animale d’affezione, sfrutta però la tenerezza del piccolo, il desiderio coccolator­io, ma egoista e fatale, di gente sempre più sola e succube delle mode. Capra, capra, capra!

CostanzaRd­O

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