Circondata dai militari e aggredita Via la procuratrice anti Maduro
Primo atto della Costituente: rimossa la procuratrice Ortega Díaz. E il Mercosur sospende il Venezuela
Prima i militari venezuelani hanno circondato l’ufficio della procuratrice generale Luisa Ortega a Caracas, poi è arrivata la decisione della nuova Assemblea Costituente (alla prima riunione dall’insediamento): la pm anti Maduro viene rimossa immediatamente dal suo incarico. Il Paese è nel caos.
Il mandato Cabello, numero 2 del regime: «L’Assemblea costituente durerà due anni»
Più cresce l’isolamento internazionale, più il regime di Nicolás Maduro accelera verso i propri obiettivi. Il giorno dopo la condanna del Papa, e mentre si sanciva l’espulsione del Venezuela dal Mercosur, il blocco economico del Sudamerica, la nuova Assemblea costituente ha deciso di sbarazzarsi della principale figura pubblica non allineata. Alla Procura generale la dissidente Luisa Ortega Díaz viene sostituita con Tareck William Saab, che già ricopre il ruolo di difensore pubblico. Non c’è traccia di legalità nella decisione, per opinione unanime dei costituzionalisti, perché la nuova Assemblea dovrebbe occuparsi soltanto di cambiare la Carta. Senza considerare che la sua instaurazione è stata decisa unilateralmente dal governo e suffragata da un voto inquinato da brogli.
Nulla importa a Maduro e ai suoi. I metodi sbrigativi degli ultimi tempi si sono ripetuti ieri di prima mattina, quando una trentina di agenti della Guardia nazionale in due camionette sono arrivati davanti al palazzo della Procura e ne hanno sbarrato l’ingresso. Prima hanno impedito l’ingresso ai dipendenti poi alla stessa giudice Ortega. Circondata dai microfoni la procuratrice ha accusato i poliziotti di averle impedito il passaggio con la forza, «sono stata spintonata, quasi aggredita». «Questa è una dittatura, ormai è evidente, hanno gettato la maschera», ha accusato. «Io continuerò a lottare per la libertà e la democrazia nel mio Paese. Denuncerò quanto sta succedendo davanti a tutti gli organismi nazionali e internazionali». La Ortega ha poi affermato che la ragione principale per la presa del palazzo con violenza «è occultare e far sparire le prove sulla violazione dei diritti umani e sullo scandalo Odebrecht». Il riferimento è al giro di mazzette elargite dell’azienda brasiliana, la quale alle ultime politiche avrebbe distribuito contributi sia al chavismo, sia al candidato dell’opposizione, Henrique Capriles. Alla Ortega sono stati anche bloccati i beni personali e non potrà lasciare il Paese.
Ma ieri è stata anche la giornata di Diosdado Cabello, il numero due del regime, l’uomo delle forze armate e del traffico di cocaina, secondo le accuse degli Stati Uniti. Il duro al quale Chávez in fin di vita preferì Maduro per la sua successione. Ieri Cabello, dopo tre anni di paziente attesa, si è ripreso una buona fetta di potere nel regime. È stato lui a decidere che la Costituente durerà due anni, a indicare la presidente dell’Assemblea nella figura fedele di Delcy Rodríguez e infine a scegliere Saab come nuovo Procuratore generale. Cadono dunque i residui dubbi che non fosse stato Cabello, in primis, a plasmare l’accelerazione del regime verso una dittatura, a decidere la sfida totale con l’invenzione della Costituente che cancellerà l’attuale Parlamento.
A Maduro sono rimasti i proclami e le minacce. «Siamo vittima di una aggressione internazionale. Hanno come obiettivo portare il Venezuela al caos», ha detto. Secondo il suo ministro delle Comunicazioni i media stranieri stanno diffondendo una immagine del Paese che non esiste. Così come secondo la Rodríguez la fame e la miseria sono una pura invenzione. Intanto la prima misura concreta di rappresaglia è arrivata dal Mercosur, che ha deciso la sospensione del Venezuela per violazione delle regole democratiche. I cancellieri di Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay hanno dato seguito alle minacce e sono passati ai fatti.